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Assoc. Medica Disturbi di Relazione

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RELAZIONE SUL FILM:

STAND BY ME

Le dinamiche di gruppo nell'adolescenza

A cura del Dott. Carlo Trecarichi Scavuzzo

Nel racconto Il corpo (di S. King, da cui è tratto il film in questione), proprio prima di cominciare a descrivere la casa sull'albero, la voce narrante dice qualcosa:

“Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole immiseriscono – le palole rimpiccioliscono cose che finchè erano nella vlstra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che una grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero? Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissini di portar via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltre.

Avevo dodici anni – quasi tredici – la prima volta che vidi un essere umano morto. Successe nel 1960, tanto tempo fa… anche se a volte non mi pare così lontano. Soprattutto la notte quando mi sveglio da quei sogni in cui la grandine cade nei suoi occhi aperti”.

Con queste parole, S. King, lascia presagire qualcosa di importante, un cambiamento dal quale non è più possibile poter fare ritorno. Uno di quei cambiamenti che segnano il passaggio verso un qualcosa di “grande”, se non altro per la perdita di un periodo della nostra vita. Periodo che ci si lascia alle spalle, a volte con un graduale passaggio, quasi inavvertibile, a volte in modo drastico e repentino, come quando avviene un fatto importante che può segnare questo passaggio. Sto parlando della fanciullezza.

La storia di questo film, si fonda sulla ricerca di un cadavere di un ragazzo, da parte di quattro dodicenni.

Gordy , il protagonista. Quattro mesi prima del racconto, muore il fratello maggiore in un incidente stradale. Si nota, durante il film, come il fratello maggiore era il prediletto dalla famiglia. Tutto ruotava sulle capacità e sul futuro quasi programmato del fratello maggiore. Gordy non veniva preso in considerazione dai genitori, perché troppo impegnati a coccolare il fratello, sul quale erano riposti i sogni ed i desideri di riscatto da parte di due genitori imborghesiti e frustrati da una vita piatta ed avida di soddisfazioni. Alla morte del fratello, gordy si trova solo. Non si sente né considerato, né tanto meno capito.

Cris , il co-protagonista. Ragazzo dall'infanzia difficile. Il padre è un poco di buono, il fratello maggiore appartiene alla compagnia dei bulli del paese. Tutto questo non gli rende la vita facile, anzi sembra quasi ineluttabilmente programmata…sarà anche lui un poco di buono. Ma lui è buono, sensibile, sveglio e coraggioso. L'amicizia con Gordy li rende forti. Entrambi ricavano forza e spinta a crescere da questa amicizia. Sembrano quasi due fratelli, dove Cris gioca la parte del maggiore, anche a seguito di una maggiore responsabilità rispetto ai suoi anni, che da sempre ha dovuto accollarsi per poter sopravvivere.

Durante il film, si assiste ad una scena commovente, dove è Cris a piangere, si pente per un furto commesso, ha cercato di porvi rimedio, ma qualcun altro si è aprofittato di ciò, facendogli ricadere la colpa. Una colpa dalla quale non si sottrae, non prova neanche a sottrarsi. Incarna il ruolo del giovane delinquente che il piccolo paese gli ha gia affibiato.

Teddy , il ragazzo bizzarro e fragile della compagnia. Vive all'ombra e nel suo personale ricordo di un padre eroe. Padre che ha partecipato allo sbarco in Normandia, e che sucessivamente, si racconta sia impazzito. Teddy porta le piastrine del padre ed un paio di occhiali da vista di plastica nera, enormi. Sembra quasi, a guardarlo in volto, di vedere i suoi occhi dietro ad uno schermo televisivo. Forse lo “schermo” attraverso il quale può osservare il mondo, il suo mondo, fatto del bisogno di credere in un padre eroe per giustificarsi la solitudine e l'incomprensione nei suoi confronti. Viene considerato, dai più, come matto, alla stregua del padre.

Verne , è l'impacciato e “stupidone” del gruppo. È l'unico cicciotello del gruppo, quasi a simboleggiare l'ingenuità e l'incapacità infantile, attraverso un corpo di bimbo paffuto, a differenza degli altri tre, più longilinei. Si lamenta sempre, segue sempre gli altri e sembra che la sua opinione non venga mai presa in considerazione.

È molto buffa, anche se segnata da amara ironia, la scena di quando si presenta con un pettine come unico bagaglio di viaggio, per potersi fare bello, nel suo sogno di diventare famoso al seguito del ritrovamento del cadavere. Qui si può notare la sua voglia di riscatto, relegata ad apparire come vorrebbe che gli altri lo vedessero. Questo pettine verrà perso lungo il viaggio, cadrà da un ponte. Con lo sguardo che insegue la caduta del pettine, si infrangono anche i suoi sogni.

Questi sono i quattro ragazzi che compongono il gruppo…gruppo ben assortito per dare il via ad un viaggio che si svolge nelle trentasei ore più lunghe della loro vita. Viaggio che cambierà, per alcuni versi la loro esistenza.

Inizia il viaggio.

Gia come Verne viene a conoscenza del cadavere, lascia intendere che saranno due gruppi a condendersi la notorietà per la scoperta. Il gruppo dei piccoli, ed il gruppo dei grandi.

I quattro pretendenti eroi si ritrovano nella loro casa sull'albero, luogo dove si incontrano per fumare di nascosto, per consultare riviste erotiche carpite nei grandi magazzini, ma soprattutto per parlare e per creare racconti. La casa sull'albero viene ad essere un luogo della mente. Spazio senza tempo, luogo di una memoria da conservare e da onorare.

Il viaggio di questi quattro ragazzi, a loro insaputa, diviene una sorta di prova di coraggio, dalla quale non si può tornare indietro. Per alcuni aspetti, potrebbe essere una sorta di iniziazione alla maturità. Una di quelle prove iniziatorie che la nostra società sembra non offrire più. Una prova che viene costruita dai ragazzi stessi… una prova che costituirà il crescere e la condivisione di questa esperienza tra loro. Un'esperienza che necessità loro, per cercare di uscire dalla condizione di fanciulli, per farsi notare dai grandi e per acquisire uno status più maturo. Ognuno deve dimostrare qualcosa, chi di esistere per i genitori (Gordy), chi per riscattare la condizione familiare (Crys), chi per emulare le gesta del padre eroe e riscattarsi (Teddy), e chi per uscire da un'anonimato di bambino buono a nulla (Verne).

Il gruppo si organizza per partire raccontando una serie di bugie ai genitori, questo per consentire loro di restare una notte fuori casa…

L'idealista, il leader, il “matto” ed il “buono a nulla” partono per la loro avventura.

Iniziano subito le prove di coraggio, attraverso le quali dimostrare agli altri ma soprattutto a se stessi, di essere coraggiosi e di sfidare le avversità, sprezzanti del pericolo.

Iniziano subito due prove di coraggio. La prima, lanciata in modo stupido ed autolesivo da parte di Teddy con una sua personale sfida al treno (sarà Crys a venirgli in aiuto ed a levarlo dalle rotaie). La seconda, ai danni dello sfasciacarrozze.

Il recinto dello sfasciacarrozze rappresenta un confine che non deve essere superato per il timore del terribile cane che morde, non solo in senso figurato, alle “palle”. Tutti e quattro scavalcano il recinto, tutti e quattro si sentono uomini nel farlo. Crolla una barriera, viene superato un piccolo tabù. Si sentono forti di quello che hanno fatto, anche quando devono scappare all'arrivo dello sfasciacarrozze e del suo temibile cane. Cane che non si dimostra all'altezza della sua leggendaria ferocia, anzi, tutt'altro.

Nel fare questo, si rendono conto che hanno superato un limite, che la realtà non corrisponde alle dicerie.

Con una prova di coraggio, superano una loro paura.

Con un gioco di parole, si potrebbe dire che dimostrano di avere le “palle”, proprio rischiandole.

Una volta superato il recinto, ed in salvo, Teddy è pronto a tornare indietro per picchiarsi con lo sfasciacarrozze al seguito delle ingiurie verso il padre. È disposto a prendersi delle botte per difendere l'onore del padre eroe, onore che risiede solo in lui. Onore più importante di ogni altra cosa, onore necessario per continuare ad esistere dando significato e giustificazione alla follia del padre, e di conseguenza alla sua stessa eccletticità. Avvalorando il suo modo di stare al mondo, riempiendo la solitudine che si porta dentro.

Successivamente si assiste ad un bel dialogo tra Gordy e Crys. Gordy, piangendo confessa al suo amico-fratello che non vuole andare al college per rimanere con gli amici. Assistiamo ad uno dei timori più delicati ed allo stesso tempo, caratterizzanti l'adolescenza. La paura di crescere. Crescita sempre vissuta in modo ambivalente. Da un lato vi è il profondo desiderio di crescere, di divenire grandi, ma che allo stesso tempo spaventa. Spaventa il perdere per sempre lo status di spenzieratezza dell'infanzia per entrare nel mondo delle responsabilità e dei doveri.

Crys gli fa capire che non può sottrarsi alla crescita, in qualche modo gli suggerisce di dare significato a questo percorso, deve evolversi ed andare via da quel paesino che, pur non dicendolo mai, sta a loro stretto.

Entrambi si promettono che il college sarà la loro meta futura. Promessa che verrà nuovamente rinsaldata alla fine del loro viaggio. Sarà proprio questa promessa a concludere, con l'ultimo dialogo, la fine di questa iniziazione, tanto bramata.

Il gruppo si trova ben presto a dover affrontare un'altra volta il treno. Questa volta, però, si trovano a loro insaputa a rischiare veramente la vita.

Gordy e Verne seguono a distanza gli altri due. Verne cammina a carponi sul ponte della ferrovia, gordy lo segue per non farlo rallentare. Avviene la perdita del pettine, la perdita di un sogno, al quale non c'è tempo per rimpiangerlo perché la realtà, con il treno minaccioso è dietro la curva. Gordy lo fa alzare ed insieme corrono all'altro capo del ponte…per un soffio riescono a mettersi in salvo. Salvano la vita a loro bambini, salvano la vita agli adulti che diverranno.

Si accampano per la notte, mangiano davanti al fuoco le provviste che hanno comprato con i pochi cents che avevano in tasca. Nessuno aveva provveduto a portare del cibo da casa. Durante i turni di guardia, come un vero esercito, armati di pistola, si osservano i tratti distintivi dei ragazzi. Teddy si fa forza immedesimandosi in un soldato, Verne trema per ogni rumore, Gordy è rapito dai suoi pensieri, dal suo personale significato di questa loro avventura.

A questo punto del loro viaggio, vedere il cadavere, diviene un'ossessione.

Decidono di tagliare per il bosco, lasciano la strada sicura per poter fare prima, devono arrivare alla meta il prima possibile. In tre decidono per il bosco. La maggioranza vince e Verne non può fare altro che seguirli. La paura di restare solo prevale sul bosco ignoto.

All'interno del bosco si ritrovano presto, loro malgrado a guadare una palude. Palude infestata dalle sanguisughe. Ridendo e scherzando dentro l'acqua, anche per sfogare l'ansia che li accompagna, si ritrovano presto ricoperti di sanguisughe.

Gordy si ritrova una sanguisuga attaccata ai propri genitali…si fa forza e da solo la stacca ritrovandosela in mano assieme a molto sangue. Sviene. In qualche modo si potrebbe vedere una sorta di iniziazione anche dal punto di vista sessuale.

Quando iniziano le perplessità ed il timore di proseguire il viaggio, Gordy richiama al compito dicendo: “ io non ci torno indietro ”. Il gruppo non può sottrarsi alla prova che sta giungendo al termine.

Nel frattempo, i ragazzi più grandi, non sono da meno.

Si sfidano in una corsa tra macchine. Sfida che finisce bene solo perché il conducente del furgone che prosegue nella direzione inversa, si butta fuori strada per evitare l'incidente. È stato nuovamente mostrato il coraggio, il prezzo della vita è stato messo sul banco di prova.

Finalmente il viaggio giunge al suo epilogo. Teddy trova il cadavere.

Tutti e quattro rimangono attoniti di fronte al corpo esanime. È immobile, freddo, emaciato.

Ognuno è di fronte a se stesso, ai propri pensieri, alle prove che hanno superato per trovarsi li…in rigoroso silenzio. Molti limiti sono stati superati.

Il corpo è stato ritrovato, e con esso i significati che ogni ragazzo gli attribuisce.

Gordy si ritrova a piangere in un angolo. Crys lo accudisce.

Il ritrovare il cadavere, per Gordy potrebbe essere anche il ritrovare il fratello morto. Salutarlo, mettersi l'animo in pace, accettare la morte e levarsi i sensi di colpa per la morte del fratello. Piangente dice a Crys: “ perché mio fratello doveva morire…toccava a me. Mio padre mi odia ”.

Per certo, il corpo del ragazzo morto viene a siglare la perdita dell'innocenza e la fine di un'adolescenza sentita come grande stagione dell'anima.

Innocenza persa di fatto, quando poco dopo, Gordy si ritrova ad impugnare la pistola per difendere Crys dai ragazzi più grandi. Tutti erano scappati, solo Crys è rimasto ad affronatare i più grandi. Al costo della sua vita avrebbe impedito ai grandi di sottrargli il cadavere. A Gordy è bastato minacciare il capo dei bulli, Asso…tutti gli altri si sono fatti da parte. Nessuno ha provato ad intervenire.

Segue un momento di gloria tra i quattro ragazzi…c'è dell'eccitazione frenetica, bisogna decidere cosa fare. Teddy, a gran voce dice: “ siamo o non siamo eroi? ”, risponde Gordy: “ non in questo modo ”.

Non c'è bisogno di divenire eroi agli occhi della gente. Il corpo deve essere rispettato e consacrato, alla stregua di un feticcio. Ognuno, a modo proprio, sa di essere un eroe. Non c'è bisogno di dimostrarlo ad altri.

Con una telefonata anonima, ne denunciano il ritrovamento.

Lungo la strada del ritorno, al sopraggiungere alla loro cittadina, la voce fuori campo del protagonista, dice in modo perentorio e con un'orgoglio pieno di tristezza: “eravamo stati via solo due giorni, eppure la città sembrava differente. Più piccola”.

Questi due giorni hanno cambiato tante cose…sono cresciuti. Si sentono più grandi, e sanno di esserlo. Hanno superato tante prove, hanno rischiato anche la vita.

La vita è salva. L'innocenza non più.

Non sono più dei bambini, questo viaggio li ha iniziati ad un altro periodo della loro vita. Periodo segnato e sancito da un'esperienza forte…che mai dimenticheranno.

Conclude l'autore dicendo:

“non ho mai più avuto amici come quelli dei dodici anni…Gesù, ma chi li ha?”

 

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