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Assoc. Medica Disturbi di Relazione

"associazione a carattere socio-sanitario  destinata  alla cura e alla prevenzione dei Disturbi del Comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità), inquadrabili nei Disturbi di Relazione, attraverso un'azione diretta sul territorio nazionale con allargamento nel Sud del Mondo attraverso missioni di interscambio "

 

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Lettera a Mediconadir di Ida Graziano

Gentile redazione,

a distanza di diversi mesi dalla pubblicazione della mia lettera sulla nostra rivista associativa "Mediconadir" n°5, sento la necessità di raccontarmi nuovamente per testimoniare quanta strada verso la salute e il benessere ho fatto grazie al programma medico – psicologico della comunità terapeutica N.A.Di.R, con l'intento di dare speranza a quanti si trovino all'inizio del loro cammino orientati verso lo stesso obiettivo.

Chi ha letto la mia precedente lettera sa con quali problematiche sono arrivata in associazione, e sa, che in quel momento ero prigioniera di una dinamica psichica tale da creare forte disagio in ambito relazionale, in particolare per ciò che riguardava la sfera affettiva. Vivevo i rapporti umani con la costante paura di vederli svanire all'improvviso (paura, ovviamente, generata da vissuti famigliari malsani), e questo mi portava inconsapevolmente a cercare di fagocitare l'altro nel tentativo di entrare in un rapporto simbiotico per assicurarmi che non sparisse.

Il paradosso, è che in quella lettera parlavo con convinzione della mia uscita dall'egocentrismo, del mio riuscire a vedere l'altro non più nell'ambito del rapporto simbiotico, ne parlavo con quella tranquillità che si esprime quando il concetto pare totalmente acquisito; ora come ora, devo precisare, che forse sì, il contenitore associativo con i suoi stimoli e il percorso terapeutico individuale stava facendo emergere tali consapevolezze, ma vi posso assicurare che nella realtà e, solo ora lo riesco a comprendere sino in fondo, in quel momento mi trovavo ancora immersa nell'egocentrismo e nella dinamica malsana alla ricerca di rapporti "salvagente". Le relazioni non erano un incontro equilibrato visto come arricchimento reciproco, ma vissuto come bisogno impellente di calore umano.

Quando si è in tali condizioni mentali si ha un vuoto affettivo da riempire, si diventa mendicanti con le mani bucate, da qui i guai esistenziali, le scelte sbagliate.

Si è alla continua ricerca della conferma di essere amati ed accettati, fino a sfinire le persone oggetto di tali aspettative, tanto da indurre, contrariamente alle aspettative tante desiderate, l'allontanamento. Questo meccanismo, per certi aspetti, perverso, induce il soggetto portatore di tale disturbo-aspettativa, ad un'espressione sintomatologica rientrante nella franca psicopatologia. Una espressione di sé e del proprio mondo interiore piuttosto invalidante e quindi limitante la vita lavorativa e sociale.

Sono arrivata al N.A.Di.R nell'autunno 2004, esausta, stanca, con lo sguardo rivolto a terra e senza più la voglia di lottare per i troppi patimenti, per avere visto troppe volte cosa ti può crollare addosso e la convinzione di essere stata punita da Dio per non avere onorato la vita che mi ha dato con adeguate capacità al vivere, in sostanza una condizione depressiva e di forte sfiducia verso la vita.

Avevo smesso di notare i volti illuminati dai sorrisi, ero attratta solo dal pianto, dalla disperazione umana, come se fosse l'unica realtà esperibile su questa terra ... mi sbagliavo.

Io stavo e sto cercando da sempre un equilibrio intrapsichico che mi consenta di ricostruire un esistenza sopra un passato di deprivazione e di isolamento. Ho capito che noi non siamo una storia predefinita, immutabile, e che possiamo scegliere, possiamo decidere di non essere più vittime e possiamo smettere di recitarne la parte, in modo tale da sentirci in grado di scrivere una nuova storia pur senza dimenticare il passato usufruendo anche dei suoi dolorosi insegnamenti. Non intendo affatto dimenticare chi sono stata fino a ieri, ma certamente so cosa non voglio essere oggi, e probabilmente anche chi sarò domani… ho imparato che lo scoprirò strada facendo.

In sostanza, credo che la vita sia un susseguirsi di esperienze utili nel bene e nel male; l'errore è lasciarsi cristallizzare dalle esperienze stesse ed, inconsapevolmente, recitare, ripetere copioni auto lesivi pregnanti di vissuti malsani e non risolti.

Per queste problematiche come ho già detto nella precedente lettera, ho seguito anni di psicanalisi, ma sono arrivata al N.A.Di.R con una sintomatologia psicopatologica invalidante.

Oggi, però, posso affermare che la sintomatologia psicopatologica si è risolta quasi completamente, tanto è vero che da molti mesi non assumo più psicofarmaci neanche al "cosiddetto bisogno"; le ansie, quando presenti, le affronto con altri strumenti che ora so di possedere. Sono anche riuscita ad individuare una delle problematiche psico dinamiche, fonte di parte del mio pregresso malessere e ad uscirne, tutto questo con risvolti positivi sulla salute e benessere in ogni aspetto della mia esistenza.

Mi sono chiesta più volte il perché questo non sia avvenuto prima, in tutti quegli anni di psicanalisi, di lungo lavoro introspettivo e ho compreso che a tale percorso terapeutico individuale mancava un contenitore-comunità medico-psicologico ed associativo qual è il N.A.Di.R. Un ambiente protetto dove ho potuto vivere conflitti intrapsichici ed interpersonali, attraverso tanti "specchi" (non solo quelli della palestra…) e gradualmente ho potuto sperimentare le mie emozioni, le mie inadeguatezze relazionali in un luogo dove il rispetto della propria ed altrui sofferenza è salvaguardata dall'ambiente stesso, supervisionato costantemente da uno staff operativo, e dall'adeguata capacità di accogliere di Paolo Mongiorgi (attuale Presidente di N.A.Di.R. e figura primaria di accoglienza)..

Sì..., è proprio questo che è mancata alla risoluzione del tipo di patologia di cui ero affetta, “disturbo di relazione” e, come paziente, posso affermare che il programma terapeutico del centro N.A.Di.R con la sua peculiare modalità inserito nel contesto protetto associativo ha una sua valenza scientifica efficace che può fare la differenza sul territorio.

Sono tante le attività che ho potuto e sto svolgendo qui, prima come paziente e ora anche come socia – volontaria, ciò significa che ora nel mio stare bene sono in grado e, lo sto facendo, di svolgere ore di volontariato dando il mio contributo personale con una prestazione utile all'associazione percependo la soddisfazione di contribuire…

Spirito che dovrebbe sottendere un'associazione, che è appunto una comunità, non una famiglia (per fortuna), ma un gruppo di persone che si sono scelte, perché ne condividono i progetti e gli obiettivi, che, nel nostro caso, sono prettamente di tipo umanitario. L'auto mutuo aiuto tra pazienti e volontari e/o operatori; la possibilità di rivolgere lo sguardo sul resto del mondo, verso popoli sofferenti a causa di questa società cinica con l'intento di studiare e avviare progetti per aiutarli ci permette di maturare la netta consapevolezza che contestualmente aiutiamo noi stessi.

Per tutti questi motivi ringrazio lo staff medico – scientifico e Paolo Mongiorgi, figura importante in questo centro, perché, oltre ad essere preparato …è dotato di una spiccata sensibilità umana tale da riuscire a permettere a chiunque di sentirsi a proprio agio fin dal primo contatto con l'associazione. L'accettazione porta nel tempo ad inserirsi nelle diverse attività che questo centro offre.

Voglio anche dare un abbraccio a Nicoletta Serra, per avermi onorato, nel rivolgersi a me nella sua lettera pubblicata sulla nostra rivista n°5, nel momento in cui mi ha indicato come musa ispiratrice del suo scritto, e devo aggiungere che l'attenta lettura della sua lettera mi ha dato uno spunto di riflessione importante sul concetto del “possedere”, portandomi a capire la dinamica della simbiosi che in quel momento non avevo ancora risolto.

Concludo salutandovi tutti con affetto e rinnovandovi la mia felicità di fare parte di quest'associazione.

Ida

 

 

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