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OPEN SOURCE JOURNALISM
 
 

Giornalismo partecipativo
di Luisa Barbieri
L'open source journalism (o giornalismo partecipativo o giornalismo di scambio) è un movimento teso a raccogliere la notizia senza la presunzione di fare informazione, è attivo, ipercritico, aperto allo scambio destinato alla convalida e all'arricchimento della notizia stessa. L'informazione nasce da chi di quella notizia diviene usufruitore e magari parte attiva dello stesso processo di raccolta dati in riferimento a quello specifico argomento.
Gran parte dei cittadini si sta rendendo conto di quanto l'azione informativa svolta dal mainstream mediatico unidirezionale ed unidirezionato sia in realtà una potente azione politica volta alla creazione di un pensiero unico omologato e compatibile a ciò che “il potere” pretende da se e dall'opinione pubblica. É sacrosanto diritto la riappropriazione di un bene comune, quale è l'informazione, rappresentando essa, da sempre, un potente strumento di interazione collettiva volta al risveglio delle coscienze e al controllo del sistema di potere che tende per sua natura a scivolare nell'atteggiamento oligarchico.
Oggi, al contrario di ciò a cui idealmente si dovrebbe tendere, la più parte dell'informazione “ufficiale” pare una sorta di ridicola, oltre che offensiva espressione di lacchè di governi e governanti pretenziosi, arroganti e talmente infarciti di narcisismo da non rendersi conto che “il troppo mostrare alla lunga diviene un nulla di-mostrare” . Ciò di cui sembra non ci si voglia rendere conto è che la cittadinanza la si può zittire, magari usando la potente arma della paura indotta che, se associata alla manipolazione, frammenta la società e trova uno spazio ove potere agire e dominare, ma ... il pensiero critico e l'intelligenza individ
uale non possono essere completamente abbattuti.
Non si può negare quanto ancora la comunicazione via etere e/o via stampa siano dominanti in questo contesto sociale ove pare tenere duro ancora la paura di smarrirsi nella ragnatela di notizie che giungono per lo più a mezzo di un potente strumento di comunicazione quale sta divenendo internet: “se non l'hanno detto al Tg ... sarà una bufala!”. La generazione che ha corso per e verso il consumismo post bellico, anche questo sapientemente indotto e condotto sino alla disperata recessione di cui oggi siamo vittime, è legata a ciò che rappresentò la “sua rivoluzione”: l'allargamento dell'informazione a gran parte della popolazione. Un'informazione per certi versi pedagogica e comunque rassicurante ed accomunante un sociale sfracellato da 2 conflitti mondiali. Gli stessi volti dei giornalisti, le loro voci, il loro italiano “doc” hanno insegnato come e perché essere cittadini italiani! Nessuna accusa nei confronti di chi si percepisce ancora legato a doppio filo al mainstream mediatico, nessuna accusa nei confronti dei giornalisti che hanno “scelto” di vivere la loro professione adattandosi alle circostanze ... solo una domanda ed al contempo una preghiera... queste sì ce le concediamo: “perché, pur comprendendo le obiettive difficoltà cui siete quotidianamente sottoposti, non provate a buttare un occhio oltre il muro che vi è stato costruito dinanzi ?”. In realtà nei confronti di coloro che, animati dal nobile sentimento della criticità e della ricerca della verità, si adoperano al fine di rendere note situazioni che in altro modo rimarrebbero nell'oscurità non entrando nemmeno nella storia della nostra civiltà... forse ... si potrebbe prestare un po' di attenzione e chissà ?! Magari se ne potrebbe trarre spunto per riproporre un'informazione che potesse nuovamente rivestire il ruolo che di diritto le compete.
Troppi paiono essere gli interessi legati al potere, sia esso economico
o di partito (spesso, se non sempre, frammischiati tra loro) comunque un potere che nel 3° millennio dovrebbe essere considerato almeno desueto. Tutto ciò che caratterizza il nostro sociale parrebbe obbligatoriamente muoversi in sintonia con le esigenze di un'oligarchia che, malgrado le evidenze, non vuole cedere il passo... anzi... forse proprio l'evidenza stessa di essere ampiamente superata a livello comunitario pare lo stimolo che la spinge ad innalzare muri su muri a difesa della sua misera forza di “potere su” contrapposto al più sano “potere verso”.
Come scrive Giampaolo Paticchio (4), facendo riferimento alle dichiarazioni del prof. Gennaro Carotenuto, docente di Storia del Giornalismo presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Macerata: “L’idea guida è quella della riappropriazione collettiva di un bene comune, l’informazione, che -come una sorta di oro del XXI° secolo- sembra essere diventata uno dei perni principali attorno a cui ruotano i poteri e le subalternità, le acquisizioni e le perdite di consenso, le ricchezze e le povertà. L’intuizione è provvidenziale: costruire un’alternativa efficace e veramente pluralistica all’informazione ufficiale di massa, che risulta assolutamente eterodiretta, filtrata, seriale e decisamente ben confezionata per il consumo, indirizzata ad un’utenza spesso molto addomesticata e più sensibile all’involucro che ai contenuti delle notizie e alla loro incidenza sulla vita quotidiana.”
La società civile rappresenta l'humus della nostra civiltà, la spinta orientata a ristabilire l'equilibrio etico, il propulsore del cambiamento ... a volte tale movimento risulta poco funzionale, se non scomodo al sistema che persegue nell'imposizione piramidale della comunità umana. I movimenti, quelli che davvero costruiscono la storia, sono sommersi da ciò che, più funzionale agli obiettivi dell'apice, sovrasta prepotentemente imponendo un'unica visione di ciò che in verità potrebbe essere letto in modi diversi, ma non per questo meno validi ed efficaci alla comprensione. La notizia che proviene “dal basso” viene sapientemente nascosta tra le pieghe del sistema dominante e ... scompare. L'open source journalism può agire facendo luce tra quelle pieghe, emergendo ciò che al di là dell'importanza assoluta, comunque rappresenta la vita reale, quella vissuta dagli umani. Una potente spinta al riconoscimento, alla partecipazione. Le persone hanno bisogno di sentirsi parte e tale bisogno, se soddisfatto, altro non può che rendere attivi cittadini forzosamente sonnacchiosi, ritirati nel loro piccolo “insignificante” mondo tanto da convincersi che la soluzione sia solo quella di demandare.
Trovo che questa nuova espressione del sociale possa rappresentare un sano rimedio al decadentismo globale imperante; un decadentismo che ha creato un buco nero sociale ed individuale... quel buco nero nel quale sguazza il sistema oligarchico imperante!
Abbiamo avuto l'onore di potere passare le nostre esperienze, quale redazione (*) di open source journalism (Arcoiris Tv) (**), quali conduttori di alcune ore di lezione nell'ambito del Master di secondo livello in Giornalismo partecipativo (1) tenutosi presso l'Università di Macerata nel corso dell'anno accademico 2008-2009. Un Master (1) promosso dal prof. Gennaro Carotenuto (2) e destinato ad ampliare e ad aggiornare professionalità giornalistiche che operino nel mondo della comunicazione diffusa che, nel XXI secolo, affianca e spesso sostituisce i media tradizionali per tempismo e autorevolezza. L'esperienza non solo ci ha gratificato per la vivace partecipazione dei presenti, tanto che siamo riusciti a realizzare, anzi ... a fare realizzare, un servizio video pubblicato sul portale di Arcoiris Tv, ma anche perché ci ha permesso di consolidare ulteriormente la convinzione (3) di fare e credere da anni in un qualcosa, quale è la ricerca di notizie dalla base e la loro divulgazione inserite in un movimento di attivazione della criticità sociale, che ha preso forma, che vuole crescere, che riveste un valore assoluto.
(*) http://www.mediconadir.it/
(**) http://www.arcoiris.tv/
(1)http://www.unimc.it/giornalismopartecipativo/
(2)http://www.gennarocarotenuto.it/
(3)http://www.gennarocarotenuto.it/chigennarocarotenuto/
(4)http://www.unimc.it/giornalismopartecipativo/113-giornalismo-partecipativo-prove-di-trasmissione/

Guarda il filmatoMaster in Giornalismo partecipativo:
saggio dei partecipanti
 
NADiRinforma: dal gennaio 2009 ha preso avvio presso l'Università di Macerata il Master di secondo livello in Giornalismo partecipativo, destinato ad ampliare e aggiornare professionalità giornalistiche che operino nel mondo della comunicazione diffusa che, nel XXI secolo, affianca e spesso sostituisce i media tradizionali per tempismo e autorevolezza.

Soprattutto in Internet, infatti, esistono lo spazio ed il mercato per comunicare globalmente da parte di molteplici soggetti: media online propriamente detti ma anche associazioni, ONG o media che considerino l'informazione come “bene comune”.

I soggetti cui il master si rivolge sono laureati - laurea magistrale o vecchio ordinamento - in discipline della comunicazione, politologiche, sociologiche o umanistiche, che siano interessati a lavorare, o già lavorino, in ONG, media cooperativi, media no profit e in generale nati fruendo delle nuove possibilità aperte da Internet. Ad essi saranno fornite competenze per esercitare la funzione giornalistica o di media-officer, operatore di web-tv, web-radio, affinandole anche in caso di giornalismo free-lance.

La figura professionale che il master intende formare sarà dunque in grado di operare nella redazione giornalistica, nella progettazione e nella gestione di media on-line avanzati, con particolare attenzione ai temi tipici di tali media: la politica internazionale, l'associazionismo, il mondo delle ONG e della cooperazione, l'ambiente, i movimenti, il consumo e il pensiero critico.

Nel corso delle lezioni affidate alla Redazione di Bologna di Arcoiris Tv i partecipanti hanno prodotto un video che abbiamo il piacere di rendere pubblico. >>>> segue
Visita il sito: www.unimc.it

 

 

Master di Secondo Livello in Giornalismo partecipativo organizzato dal Dipartimento e dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università di Macerata... >>>
<<<<....Al master, con moduli didattici concentrati tra il venerdì e il sabato, hanno confermato la loro partecipazione, ciascuno con almeno un modulo didattico di 15 ore, alcuni docenti esterni che desidero particolarmente segnalarle: Gianni Minà, Rodrigo Vergara, fondatore e direttore di Arcoiris.tv, Alma Grandin, del Giornale Radio Rai, Luca Conti, del supplemento sull'innovazione de “Il Sole 24ore, Emanuele Giordana, conduttore di “Radio 3 Mondo” Rai e direttore dell'agenzia di stampa Lettera 22, Marinella Correggia, forse la massima esperta italiana di giornalismo e consumo critico, Marina Forti, responsabile della redazione Mondo del quotidiano “Il Manifesto”.
Tra le testate che si sono mostrate disponibili ad ospitare stage, le segnalo Radio Uno Rai , il quotidiano “ La Stampa ", ArcoirisTv, CORECOM MEDIA NEWS testata giornalistica on line. Esiste inoltre un rapporto stretto con il Corecom Marche, che ha tra le sue funzioni principali il monitoraggio dell'emittenza locale e il rispetto delle norme a tutela dei minori in relazione ai contenuti diffusi dalle tv e webtv...>>>

 

Giornalismo partecipativo
GennaroCarotenuto.it -
America latina, media, politica internazionale, guerre infinite, comunicazione politica

 

 
chi è Gennaro Carotenuto ?
Gennaro Carotenuto insegna Storia del Giornalismo presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università di Macerata. Studioso di politica internazionale, dei regimi dittatoriali e di storia contemporanea dell'America Latina, insegna anche Geopolitica e Storia Orale e presso la SSIS della stessa università, oltre ad essere professore invitato presso l'Università di Montevideo, Uruguay. E' laureato in storia presso l'Università di Pisa e dottore di ricerca a Valencia, Spagna.
Giornalista pubblicista, dal 1998 collabora con programmi di Radio3Rai , con il quotidiano La Stampa , e il trimestrale Latinoamerica dove scrive dal 1992. Nel '96 ha lavorato presso la redazione centrale del quotidiano El País di Madrid. Dal ‘97 scrive ed è socio della cooperativa editoriale del settimanale uruguayano Brecha e scrive come analista internazionale per periodici tra i quali La Jornada di Città del Messico. Nel 2005 ha pubblicato Franco e Mussolini, la guerra vista dal Mediterraneo , Sperling&Kupfer, Milano e nel 2007 ha curato il volume Storia e comunicazione. Un rapporto in evoluzione , EUM. >>>>
 

 

INTRODUZIONE all' OPEN SOURCE JOURNALISM
Paolo Mongiorgi
Luisa Barbieri

 

ELEMENTI di PRODUZIONE AUDIOVISIVA
Dario Collina

 

 

 

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