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Il popolo della Pace è tornato
Roma: sabato 19 febbraio 2005: Una manifestazione che ha lanciato un urlo straziante di silenzio: abbiamo tutti paura, siamo preoccupati per le sorti di Giuliana, di Florence, di Hussein e di tutti coloro che a tutt'oggi sono nelle mani degli sconosciuti del terrore!
Abbiamo paura per le sorti del popolo iracheno!
Vogliamo-pretendiamo la PACE!
 
Casella di testo: Alcuni rappresentanti della Nadir alla Manifestazione del 19 febbraio 2005 a Roma
 
 
 
La N.A.Di.R. ha sfilato nel corteo del silenzio, nel corteo di chi crede ancora possibile la creazione di un mondo di pace, nel corteo unito da un comune desiderio. Avvolti in un abbraccio abbiamo testimoniato la nostra presenza a Franco, ad Annetta (i genitori di Giuliana Sgrena), a PierLuigi (il suo compagno) e a tutti i suoi colleghi-amici del Manifesto!
Sventolio di bandiere colorate, canti discreti, suoni di tamburi, voglia di stare insieme.
 
Il corteo sembrava ingrossarsi ad ogni passo, gente con bandiere arcobaleno riempivano ogni angolo, sbucavano da ogni vicolo e si univano sorridenti, melanconici, speranzosi al grosso e compatto agglomerato centrale. Si camminava lentamente, si chiacchierava, erano scambi non solo di parole, ma soprattutto erano sguardi di intesa: volevamo dire TUTTI la stessa cosa.
L'immagine di Giuliana Sgrena dominava il corteo, ma soprattutto dominava ogni nostro pensiero.
Malgrado lo scenario che faceva da cornice al corteo dei manifestanti e che solo una fantastica città come Roma sa donare, io mi sentivo distaccata, non sono riuscita a vedere nulla che non fossero bandiere, immagini, visi stanchi ma desiderosi di esserci!
Eravamo in 500.000 (ci dicono) ….. un numero che può significare tanto o nulla ……. io so che eravamo davvero in tanti, la folla si estendeva a perdita d'occhio: non sono riuscita a vedere né un inizio, né una fine, era come appartenere al moto perpetuo e percepirlo orientato verso la conquista dell'evoluzione umana
Mi risulta difficilissimo raccontare le emozioni che si sono presto impossessate di me: una miscellanea di gioia per l'enorme partecipazione, per la compostezza, il senso civico e la compattezza ideologica; paura e speranza per le sorti del popolo iracheno oramai “scarnificato” dopo anni di feroce dittatura ed ora di terrorismo e di guerra; paura, speranza e partecipazione per le sorti di Giuliana Sgrena a tutt'oggi nelle mani degli sconosciuti del terrore.
Groppo in gola e lacrime senza ritegno alla dichiarazione del papà Franco: “ Io sono stato un partigiano, ho creduto in ciò che facevo e non riesco a colpevolizzare chi ha rapito mia figlia. Chiedo loro di liberarla in virtù di ciò che Giuliana è sempre stata, ha sempre fatto per coloro che lei riteneva posti nella condizione di vittime ”.
Entusiasmo alla passionale dichiarazione del Direttore del Manifesto: “ Libertà non solo per Giuliana e per tutti gli ostaggi, libertà per il popolo iracheno. Le truppe straniere devono rientrare !”


Un applauso è esploso e ha inondato la piazza gremita: ci sentivamo un po' tutti sul palco con Polo, solidali nel lanciare quel forte messaggio di civiltà.
Non ci sono scuse: né per denaro, né per potere, né per alcun motivo si può accettare lo stravolgimento della nostra Costituzione che porta a chiare lettere il divieto da parte del nostro paese di partecipare ad azioni di guerra se non per motivi di difesa!
La Costituzione della Repubblica Italiana è costata sangue e sofferenza: il prezzo pagato per ottenerla è stato troppo salato per non rispettarla! E questo va al di là di ogni ideologia partitica, è una regola trasversale, semplicemente umana ed umanizzante!
… il nostro Paese non sta rispettando né l'art. 11 della sua Costituzione, né la pesante esperienza che ha insanguinato l'Europa nella prima metà del secolo scorso … che fare ? dobbiamo rassegnarci all'idea che la violenza sia il mezzo per affrontare e risolvere situazioni che non riusciamo a comprendere e conseguentemente a condividere ?
pensiamo davvero che la cultura democratica occidentale possa rappresentare l'espressione democratica della cultura orientale ?
Nessuno di noi approva l'espressione del terrorismo, di qualunque matrice sia, come, peraltro, della dittatura, ma le nostre “truppe di pace” come stanno interagendo con la popolazione civile inerme all'insegna della “liberazione” e della “democratizzazione” ?
Io non sono stata in Iraq, cerco di muovermi tra le notizie che coloro, come la Sgrena, affrontano con coraggio una situazione pericolosissima per renderci edotti, per coinvolgerci. Non permetto alla rassegnazione e/o all'addormentamento del mio pensiero critico di prendere il sopravvento, so che non riuscirò mai a capire sino in fondo le dinamiche che sostengono l'invasione irachena, però SO che NON VOGLIO che esseri umani innocenti vengano uccisi, soffrano solo perché abitano in un paese martoriato da anni di supplizi inenarrabili.
Luisa Barbieri
Amahoro ( Pace )

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