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Congo, la giostra di Nairobi
Si sono aperti i colloqui di pace tra governo e ribelli, tra speranze e tanti dubbi

Matteo Fagotto 08/12/2008

Non sono bastati gli accorati appelli dell'inviato Onu, Olusebun Obasanjo, ad avvicinare i due principali protagonisti della crisi in Congo: ieri, all'apertura dei colloqui di pace di Nairobi tra i ribelli del Consiglio Nazionale per la Difesa del Popolo e il governo, mancavano proprio Laurent Nkunda e Joseph Kabila, rispettivamente capo dei ribelli e presidente del Congo. Ma nonostante l'assenza dei due capi, l'obiettivo dei colloqui resta invariato. Tentare di porre fine alla guerra che, dallo scorso 28 agosto, insanguina la regione orientale del Kivu.

"Andiamo a Nairobi consci di aver vinto la guerra. Per questo motivo potremmo addirittura sollevare la questione della leadeship che guida il Paese", ha dichiarato a PeaceReporter Bertrand Bisimwa, portavoce dei ribelli. Parole dure, che riflettono quanto siano distanti al momento le posizioni delle due parti. Il lavoro per il mediatore keniano, il presidente Mwai Kibaki, si annuncia duro. Arrivare a un accordo su una tregua permanente, e sul conseguente ritorno a casa di circa 250.000 sfollati, non sarà facile.

Anche perché i colloqui non sono partiti sotto i migliori auspici: lo scorso fine settimana, il governo di Kinshasa ha invitato alla conferenza di pace tutti i gruppi ribelli ancora attivi nel Kivu, in una riedizione dei colloqui avvenuti lo scorso gennaio, che portarono a un accordo sul disarmo mai rispettato. Peccato che gli uomini di Nkunda, che ormai controllano buona parte del Kivu dopo aver messo più volte in rotta l'esercito congolese, non ne vogliano sapere di conferenze allargate: il leader del Cndp chiede un incontro bilaterale con la delegazione governativa, possibilmente con il presidente Kabila. Il quale, però, non ne vuole sapere di un faccia a faccia con Nkunda, ritenendo ancora valido l'accordo siglato lo scorso gennaio.

Se sul campo la situazione militare è sensibilmente migliorata nelle ultime settimane, lo stesso Bisimwa ha ammesso che le condizioni degli sfollati rimangono "estremamente difficili". Il raggiungimento di un accordo per il ritorno della popolazione civile alle proprie case diventa così indispensabile per non aggravare una situazione già precaria. Ma se, nella migliore delle ipotesi, un accordo venisse raggiunto, la sua messa in pratica potrebbe rivelarsi comunque problematica. La Monuc, la missione Onu in Congo forte di 17.000 caschi blu, non ha i mezzi necessari per controllare l'intera regione del Kivu. Le Nazioni Unite hanno approvato l'invio di un altro contingente di 3.000 uomini, ma il suo arrivo in Congo si farà attendere. E l'Unione Europea, a cui è stato chiesto l'invio di altri 3.000 peacekeepers come ponte in attesa dell'arrivo dei caschi blu, per il momento nicchia, nascondendosi dietro alle divisioni tra i vari stati membri.

 

Ciao a tutti,
sono Federico, avevo participato alla prima tornata di osservazione elettorale nel 2006, a Rutshuru, assieme a Vania.
Da tre mesi lavoro a Bunia con l'Ong Cesvi. Non potrò quindi partecipare a iniziative in Italia, ma magari potrò passarvi qualche informazione da qui se vi saranno utili. Vi do comunque un mio punto di vista personale.
Nel mondo si presta attenzione solo alla crisi in Nord Kivu (e anche il vostro appello si riferisce alla pace nel Kivu), ma in realtà si sono aperti anche due altri fronti in Congo negli ultimi mesi. Proprio a sud di Bunia, nel territorio di Irumu, è spuntato fuori un nuovo gruppo ribelle, fusione di vecchi gruppi, che si chiama Front Populaire pour la Justice au Congo (FPJC): ha conquistato diversi villaggi, poi si è ritirato, e ha compiuto numerosi saccheggi. In un attacco agli inizi di ottobre sono arrivati a 8 km dal centro della città. Ancora più a nord, vicino alla città di Dungu, quasi al confine col Sudan, le milizie della Lord's Resistance Army (LRA) hanno raso al suolo diversi villaggi, compiuto massacri, e rapito diverse centinaia di bambini per usarli come schiavi o soldati da prima linea.
E' vero che la crisi in Nord Kivu è la più grande, ed è probabilmente l'unica che sta mettendo in pericolo la stabilità regionale. Però anche le altre crisi sono comunque molto gravi: si parla (cifre molto aleatorie) di circa 250.000 sfollati in Nord Kivu, 100-150.000 a sud di Bunia, e 50.000 attorno a Dungu. E gli attacchi dell' LRA sono ben più violenti di quelli del CNDP o del FPJC.
Qui a Bunia siamo in molti convinti che si potrà parlare di pace nel Congo solo se tutti i conflitti e le crisi vengono presi in considerazione e risolti, e che il dovere della comunità internazionale è di assistere tutte le vittime, e non solo quelle più "mediatiche".
In bocca al lupo per le vostre iniziative
Federico (15 novembre 2008)

 
 
APPELLO

Per la pace nel Kivu
Interventi politici urgenti oltre l'emergenza umanitaria


Roma, 5 novembre 2008 - L'offensiva lanciata nel Nord Kivu dal CNDP (Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo), un esercito irregolare sotto il comando del generale Laurent Nkunda, attestatosi alle porte della città di Goma, costringe ancora una volta la popolazione inerme a prendere la strada della fuga. Non si sa con certezza quanti siano questa volta i profughi che hanno dovuto abbandonare le loro case.
Certamente si tratta di centinaia di migliaia che vanno ad aggiungersi al milione di persone già censite come sfollati dalle agenzie umanitarie. La Comunità internazionale sta riconoscendo che si tratta di una nuova catastrofe umanitaria e si sta mettendo in moto per l'invio di aiuti di emergenza.

Resta tuttavia il problema politico delle cause di questa nuova guerra e dei problemi lasciati irrisolti, nonostante le elezioni nella Repubblica Democratica del Congo e i tanti accordi non rispettati firmati dalle parti in causa.

Sono tanti gli attori di questa nuova crisi. Da una parte il Governo congolese, che nel Kivu ha ottenuto con le elezioni del 2006 un grandissimo consenso, perché la popolazione sperava che sarebbe stato capace di portare la pace e il diritto dopo tanti anni di guerra.

Dall'altra il generale Nkunda, che ha rifiutato di integrarsi con il suo gruppo armato nell'esercito regolare congolese, come prevedevano gli accordi firmati. Di più, durante questi anni, l'armata di Nkunda è andata sempre più rafforzandosi, anche con l'aiuto di forze esterne al paese, primo fra tutti il governo rwandese. Nkunda in questo momento ha anche il controllo amministrativo delle zone conquistate.

E' in campo anche l'Onu, con una presenza massiccia di militari (17.000, di cui 8.000 nel Kivu) che avrebbero il compito di assicurare il rispetto degli accordi presi, ma che sempre più, nonostante il mandato ricevuto in base al capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite, non riesce a garantire l'osservanza di questi accordi, suscitando così la reazione della stessa popolazione, che si sente non protetta e abbandonata.

Sullo sfondo di tutto la ricchezza di questo territorio, definito “scandalo geologico”, che ha fatto dire ai vescovi congolesi che questa guerra è un “paravento” che nasconde lo sfruttamento indiscriminato delle risorse.

A subire questa tragedia resta la popolazione inerme, stremata da una lunghissima guerra che ha fatto oltre quattro milioni di vittime e delusa nelle proprie speranze più profonde dopo aver partecipato in massa e con entusiasmo al processo elettorale.

I problemi e le sfide sul campo sono tanti: la costruzione di uno stato di diritto nella Repubblica Democratica del Congo, dopo una lunghissima guerra e la dittatura di trent'anni circa di Mobutu; la qualificazione dell'esercito della Repubblica Democratica del Congo, impreparato e corrotto, con i militari mal pagati o non pagati, i quali trovano il loro mantenimento vessando la popolazione; la difficoltà di mettere insieme in un unico esercito gruppi armati che per anni si sono combattuti tra loro; la presenza nel territorio congolese di profughi hutu rwandesi e dei loro figli che si sono rifugiati in questo territorio dopo il 1994 e che non possono essere semplicemente definiti tutti comeInterahamwe e responsabili del genocidio rwandese; l'entrata in campo di nuovi soggetti che vogliono partecipare allo sfruttamento delle ricchezze del territorio, primo fra tutti la Cina, con la quale il Governo congolese ha stipulato un accordo; la probabile ingerenza di paesi confinanti, primo fra tutti il Rwanda, che alcuni affermano aspiri ad impadronirsi di questo territorio anche tenendo conto della sovrappopolazione che l'affligge.

Noi sappiamo che, nonostante questi problemi irrisolti e la grande delusione dopo le elezioni, la gran parte della popolazione ha ancora la volontà di costruire una convivenza pacifica, uscendo definitivamente dalla guerra. Donne e uomini che si organizzano per resistere, per tentare di trovare non solo i mezzi per la sopravvivenza, ma anche e soprattutto strade di riconciliazione e di pace. E' su queste persone, crediamo, che si deve contare per iniziare un'inversione di marcia che ponga le basi di una pace stabile.

Nel frattempo occorre dare voce alla politica, cominciando da alcuni punti fermi:

-Organizzare con urgenza l'azione umanitaria per rispondere all'emergenza;

-Partire dagli accordi firmati tra le parti. Occorre che la Comunità internazionale si mobiliti perchè siano attuati. Ci riferiamo in particolare agli accordi di Nairobi del novembre 2007 (disarmo dei gruppi armati dei profughi hutu rwandesi) e l'accordo firmato a Goma nello scorso mese di gennaio che dava vita al “Progetto Amani” per il disarmo di tutti i gruppi armati;

-Ribadire il mandato, unificando le regole di ingaggio dei contingenti delle Nazioni Unite presenti nel Kivu, perché possano svolgere il compito che è loro assegnato, cioè quello di far rispettare gli accordi e proteggere la popolazione. Anche fermando le truppe irregolari di Nkunda che stanno occupando il territorio;

-Creare un osservatorio internazionale sulle concessioni minerarie e di legname affinché si arrivi ad accordi legali e trasparenti e anche la popolazione possa godere del frutto di queste immense ricchezze;

-Arrivare ad accordi stabili per evitare sconfinamenti da parte dei paesi confinanti;

-Risolvere definitivamente il problema della presenza nel Kivu dei profughi hutu rwandesi, distinguendo le responsabilità e non colpevolizzando l'intera comunità. Uno degli elementi dello stato di diritto è il riconoscimento della soggettività della colpa e della pena;

-Partendo dalla sofferenza delle persone colpite, instaurare un dialogo ad oltranza che ridoni fiato alla politica e blocchi ogni scorciatoia di violenza armata;

-Proprio per questo, ripristinare l'embargo delle armi per i paesi della Regione, primi fra tutti la Repubblica Democratica del Congo, il Rwanda e l'Uganda;

-Sostenere gli sforzi della società civile organizzata affinché possa svilupparsi sempre più il processo di riconciliazione e di perdono reciproco.

Facciamo appello all'Italia, che è membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, perché svolga un ruolo attivo in quella sede e in Europa affinché vengano rispettati i diritti delle persone, sviluppata la democrazia, fermata ogni aggressione armata e finalmente perseguita la pace.

Beati i Costruttori di Pace,
Chiama l'Africa,
CIPSI,
Commissione Justitia et Pax degli istituti missionari italiani,
Gruppo Pace per il Congo,
Tavola della Pace.


5 novembre 2008

From: vale cipo Sent: Sunday, November 02, 2008 8:05 AM
Subject: Re: [osservatori_rdc] Fw: de Fides d'aujourd'hui; da Fidea odierno; from Fides today.

 

io passo un'email di un'amica di Verbania che lavora con MSF e che ha lasciato il suo bimbo di un anno in Costa D'Avorio per aiutare le popolazioni congolesi.
Ciao a tutti,
Vi scrivo due righe perché a quanto pare questa volta anche in Italia dicono qualcosa della politica estera e quindi della situazione in Congo…
Innanzitutto tutti tranquilli io sto bene come il resto dell'equipe msf , io ero sul progetto a circa 50 km da Goma sulle montagne diciamo che da qui a Goma con i nostri 4x4 ci si mettono circa 3 ore e mezzo e visto che piove anche 4...tanto per darvi un idea..
La zona dove lavoriamo è immersa nelle montagne, fantastico panorama ma freddo, sì, Africa e freddo.. ed è in mano ai ribelli di Nkunda, regna un clima di violenza e di abusi e questi poveri disgraziati si spostano da una zona all'altra per fuggire alla guerra..qui ci sono 2 campi di rifugiati che vivono in condizioni davvero al limite..ma come al solito mi stupiscono perche'ancora sorridono hanno perso tutto e molti di loro hanno perso anche parte della loro famiglia..davvero difficile guardargli negli occhi per la paura che vedano il nostro benessere...mercoledi un bimbo piu'o meno dell'eta'di William e'venuto verso di me tutto fiero con il suo telefonino finto ovviamente ...pensare quanti giochi Will ha che non guarda nemmeno lo so parole scontate ma a volte si e'talmente abituati a dire noi abbiamo troppo che ci si sente bene solamente a dirlo ed invece vi assicuro che qui il senso di colpa esce in tutto il suo splendore ...chissa'se imparero'qualcosa oppure se dopo un mese lontano da questa realta'tutto tornera'come prima e mi scordero'di cio'che ho visto...va bhe bando alle riflessioni
Mercoledi ci siamo messi in viaggio per rientrare a Goma dove sono basata.. sulla via verso la cittadina un sacco di militari ribelli forse un po'piu'del solito ma il viaggio e'stato senza problemi scortavamo un camion che ha portato sul progetto cio'che e'necessario per lavorare ed ovviamente essendo l'unico mezzo autorizzato a passare su questa strada a parte i mezzi militari e quelli ribelli ha bisogno di essere scortato da delle facce pallide..
Dunque ci abbiamo messo piu'del solito e quando siamo arrivati all'entrata di Goma la capo missione ci ha chiamato dicendo tornate indietro...per un attimo ho pensato prende per il c....ma mi sono velocemente accorta che no dovevamo tornare indietro erano le 15 altre 4 ore in macchina senza sapere cosa c'era dall'altra parte ...la popolazione all'entrata di Goma era tesa ed anche un po'nervosa nei nostri confronti ...in questi casi non fanno piu'una gran differenza tra monuc che é la forza internazionale di pace e le organizzazioni internazionali ed in piu'martedi'a Goma un guardiano pazzo fuori di testa della forza internazionale ha sparato sulla popolazione quindi vedete bene che insomma non gli sono tanto simpatici...per quanto riguarda noi la popolazione ci conosce perche'ormai siamo presenti in congo da un po'ma lavoriamo secondo la loro visione nel territorio dei ribelli e questo ovviamente non e'ben visto
In ogni caso siamo tornati tutti sul progetto il viaggio e'andato bene ed i ribelli vesteggiavano dicendo che avevano conquistato Goma...ci avrebbero credo anche offerto un bicchierino ma ovviamente non era il caso....Goma e'la citta'principale di questa regione e sede del governo dunque presa Goma conquistato la regione...invece non ce l'hanno ancora fatto ma sono molto vicini...
Ora siamo bloccati in Kichanga e speriamo di poter tornare a Goma venerdi cioe'oggi..non so quando riusciro'a mandare questo messaggio... ovviamente la situazione in Goma dal punto di vista sanitario e'difficile colera sta aumentando dappertutto ed in piu'il personale sanitario e'in sciopero e comunque anche quelli che lavorano non riescono a raggiungere i loro rispettivi posti di lavoro...
Ecco in breve che succede da queste parti ma grazie a Dio non siamo un target e siamo abbastanza tranquilli ma bisogna fare molta attenzione..
Spero che voi tutti stiate bene e state tranquilli per me non ho nessuna intenzione di mettermi nei guai la testa bene sulle spalle...ormai sono invecchiata anch'io e'finito il tempo di wonderwoman ....
Un bacio grande a tutti e ci sentiamo presto
Lella
Ps comunque il lavoro mi piace e sto imparando un sacco....

 

From: Monica Tomassoni Sent: Tuesday, October 28, 2008 7:31 PM
Subject: de Fides d'aujourd'hui; da Fidea odierno; from Fides today.
Cari amici, oggi alle 13.30 mi trovavo al VIS (Volontariato internazionale per lo sviluppo), ONG per la quale lavoro, dove mi sono giunte queste notizie dai miei amici a Goma.

I militari di Nkunda stanno avanzando verso Goma prevalendo sulle forze governative. Forze ruandesi alleate del generale sostengono l'avanzata. Il capo della missione ONU (Monuc) in Congo si è dimesso. Migliaia di caschi blu non stanno facendo, di fatto, nulla per arrestare la guerra civile ormai aperta e per appoggiare l'esercito regolare, sguarnito ed in ristrutturazione, che non può certo competere con le truppe di Nkunda, ben equipaggiate di armi e mezzi.
Le truppe si trovano a 30 Km da Goma, dove sorge il Centro Nagangi, in cui ho lavorato, che ospita al momento circa 2.700 bambini (considerando l'arrivo di nuovi sfollati). Per me questa cifra non è solo un generico numero, ma sono centinaia di bambini e di storie differenti, di nomi e sorrisi riconoscibili e diversi tra loro, adesso accomunati dallo stesso destino di terrore e silenzio.
Si è deciso di evacuare, in via precauzionale, alcuni volontari VIS nella vicina città di Gyseni. I volontari storici, con i quali ho condiviso lavoro e gioie, sono rimasti al Centro, accanto al missionario Mario Perez ed ai bambini.
Come VIS abbiamo chiamato l'unità di Crisi della Farnesina, ma questa non aveva notizie, pertanto stiamo ora dandole notizie noi, sulla base di quanto riceviamo da Goma, affinchè si possa preparare un piano di evacuazione anche per le altre ONG italiane in loco.
Per notizie formalmente più dettagliate e precise leggete il sito segnalato di seguito, Nei fatti quello che ho scritto è quanto sta avvenendo nell'imbarazzante silenzio ed immobilismo del mondo e dell'opinione pubblica.
Un abbraccio a tutti i miei amici italiani e congolesi a Goma. Bon courage
Vi prego di diffondere e far conoscere. Monica

Mes amis de Goma me donne des terribles nouvelles: les armées de Nkunda sont à 30 Km de Goma. Des volontaries du VIS sont évacués à Gyseni pou la sicurité, des autres sont restés chez le Centre de Ngangi, avec Pere Mario Perez et les enfats. Au present, ils sont accueillis 2.700 enfants, et ils sont en train d'arriver des autres deplaçers. Je vous en prie de ne les oublier pas, et de diffondre cettes nouvelles. Regardez la page internet suvante Merci Monica
 
Here are news from my friends in Goma. The Nkunda soldiers are 30 km far from Goma. Some voluntiers are avacued in Gyseny for their safety. Some others are staying in Ngangi Don Bosco Centre, with Father Mario Perez and 2.700 children. I ask you dont' forget them and to spread these news. Look at follow sytus internet Thank you Monica
 
OGGI SU INTERNET/R.D. CONGO - Pour qui roule la Monuc ? Links:
Sito Le Potentiel:
http://www.lepotentiel.com/afficher_article.php?id_article=72678&id_edition=4473
R.D. CONGO - tratto da Quotidiano.net
I miliziani di Nkunda annunciano
un cessate il fuoco unilaterale
”Il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) comunica all'opinione sia nazionale che internazionale la sua decisione di proclamare un cessate il fuoco unilaterale dei combattimenti contro la coalizione governativa e la Monuc (missione dell'Onu) in corso alla periferia del capoluogo della provincia del Nord-Kivu". L'esercito congolese si è ritirato oggi da Goma
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