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peace reporter

Rep Dem Congo - 28.11.2006

Il giorno di Kabila
Ora è ufficiale, l'ex-presidente rieletto alla guida del Congo

La notizia ufficiale è arrivata ieri sera dal ministero degli Esteri di Kinshasa, eccezionalmente riconvertito in Corte Suprema dopo che quest'ultima era stata data alle fiamme la scorsa settimana. Il massimo organo di giustizia congolese ha confermato la vittoria di Joseph Kabila nel ballottaggio elettorale dello scorso 29 ottobre. Il presidente uscente, che ha ottenuto il 58,05 percento dei voti, viene eletto per la prima volta alla guida del gigante dei Grandi Laghi dopo essere subentrato “in corsa”, nel 2001, al posto del padre assassinato. Elezioni. Con la sentenza di ieri è terminato un mese di passione per il Congo, che ha atteso con ansia i risultati definitivi di quella che era stata definita da molti analisti politici come un'elezione fondamentale per i destini dell'Africa. Ma a parte alcuni incidenti nell'est del Paese e nella provincia dell'Equatore, lo svolgimento delle elezioni è stato più che soddisfacente. Se gli scontri della scorsa settimana davanti alla Corte Suprema, provocati dai sostenitori del candidato sconfitto Jean-Pierre Bemba, avevano fatto temere il peggio, negli ultimi giorni la situazione sembra essere tornata alla normalità. Tutti i ricorsi presentati dall'ex-ribelle sono stati respinti dalla Corte Suprema, che ha così posto la parola fine sulle prime elezioni libere del Paese dal 1965 ad oggi.

Divisioni. I festeggiamenti seguiti alla sentenza della Corte rispecchiano ancora una volta la spaccatura che caratterizza il Paese: canti e balli nell'est, teatro del conflitto conclusosi nel 2002 e che ha votato massicciamente per Kabila, e atmosfera più dimessa a ovest, dove si trovano i maggiori sostenitori di Bemba. La prima, fondamentale sfida che dovrà affrontare il neoeletto presidente sarà proprio quella di unificare un Paese spaccato in due da differenze linguistiche e culturali che minano alla base l'identità nazionale. Un'impresa non facile anche per chi ha avuto il grande merito di traghettare verso la pace il Paese teatro della guerra più sanguinosa dal 1946 ad oggi (4 milioni di morti in cinque anni).

 

Futuro. Ora che lo scoglio elettorale è stato evitato senza naufragi, il Congo può veramente voltare pagina e dedicarsi agli immensi problemi che, finora, hanno costretto nella povertà uno dei Paesi con più ricchezze naturali al mondo. Controllare il territorio, lanciare un piano di costruzione delle infrastrutture di base, rivitalizzare l'economia sono tutte priorità a cui il Congo non potrà far fronte senza l'aiuto della comunità internazionale. Priorità assoluta rimane però la fine del conflitto nell'est del Paese, dove negli ultimi giorni sono tornati attivi i “dissidenti”, i soldati facenti parte dell'ex-gruppo ribelle dell' Rcd-Goma integrati nell'esercito a fine conflitto. Guidati dal generale Laurent Nkunda, da sabato scorso i disertori hanno ripreso le attività attorno a Goma, prima di venire respinti da un'offensiva della Monuc, la missione Onu in Congo.

Guerra. Gli scontri avrebbero provocato almeno 5 morti e 70 feriti, secondo quanto riferito dalla Monuc. Gli uomini di Nkunda evocano pessimi ricordi tra la popolazione civile, che ricorda ancora i massacri compiuti nel maggio-giugno 2004, quando per alcuni giorni i “dissidenti” riuscirono a conquistare la città di Bukavu. Sfortunatamente per il Congo, non sono solo gli uomini di Nkunda a creare problemi nell'est: ad essere disarmate al più presto dovranno essere anche le milizie Mayi-Mayi e quelle operanti in Ituri, oltre ai ribelli Hutu delle Forces Democratiques de Liberation du Rwanda . Tutte sfide da cui il futuro del Paese non può prescindere. Buon lavoro, presidente. 

Matteo Fagotto

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