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India, oltre 100 morti. Ucciso un italiano.
La polveriera è destinata ad esplodere
di Duilio Giammaria*

L'attacco ben preparato ed eseguito indica chiaramente che il gruppo di terroristi dispone di una base logistica ampia ed appoggi in ampi settori della società indiana. Dalle prime evidenze emerge chiaramente la pista di gruppi islamici indiani. L'India continua ad avere un vistoso contenzioso con il Pakistan sulla regione di frontiera del Kashmir, ma è il fronte interno delle tensioni religiose ad essere in rapida e preoccupante crescita.

La locomotiva economica indiana così definita da analisi economiche che guardano ai numeri senza considerare la situazione sociale, ha lasciato indietro sacche di privazione e isolamento. L'impatto di questi attentati che colpiscono la capitale economia indiana rischiano adesso di produrre un congelamento degli inve
stimenti e in generale dell'economia.
Lo scenario geopolitico del subcontinente indiano, con ramificazioni nella crisi Pakistana e in Afghanistan,  è la dimostrazione che la crescita economica è condizione necessaria ma non sufficiente alla stabilità. Giustizia sociale e politica di inclusione delle minoranze, ne sono l'indispensabile corollario.
Il premio nobel Amartya Sen in un suo celebre lavoro su “Identità e Violenza” spiega come la definizione miope di identità intesa come separazione, sia la causa della crescente violenza etnica e religiosa. La riduzione di una concezione di “cittadinanza” ad una etnica e religiosa è la conseguenza. Se essere hindu o musulmani è più importante che definirsi cittadini indiani, la polveriera è destinata ad esplodere.
* Inviato Speciale RAI TG1

India, terrore a Mumbai: almeno 100 morti

26/11/2008
Oltre 300 i feriti e decine di turisti in ostaggio. Rivendicazione jihadista
Una micidiale serie di attacchi e attentati coordinati ha colpito Mumbai, la capitale finanziaria dell'India, uccidendo - secondo i primi e ancora confusi bilanci - almeno 100 persone e ferendone altre centinaia. Diversi turisti occidentali sono stati presi in ostaggio dai terroristi. Tra le vittime sei occidentali (un australiano, un britannico e un giapponese finora quelli identificati), 14 poliziotti e 81 indiani. Si teme che anche il rabbino capo di Mumbai e la sua famiglia possano essere tra le persone prese in ostaggio.
In nottata è arrivata una rivendicazione da parte di uno sconosciuto gruppo jihadista islamico: i Mujaheddin del Deccan.
Gli obiettivi degli attacchi. Il primo e più sanguinoso attacco ha avuto luogo nella stazione ferroviaria di Chhatrapathi Shivaji, dove un commando di terroristi ha fatto irruzione nella sala d'attesa gremita di gente aprendo il fuoco con kalashnikov e lanciando bombe a mano. Solo qui ci sarebbero stati una trentina di morti.
Subito dopo, altre sparatorie ed esplosioni si sono verificate in tre grandi hotel di lusso, il Trident, l'Oberoi e il Taj Mahal, nel noto ristorante Leopold's e in diversi altri luoghi turistici della città.
Decine di turisti stranieri sono stati presi in ostaggio nei due hotel.
Secondo testimoni, l'obiettivo dei terroristi - che controllavano i passaporti dei tursiti - erano quelli statunitensi e britannici. Un tursita italiano, preso in ostaggio, sarebbe stato subito rilsascito proprio perché non anglo-americano.
I grattaceli dei due alberghi sono stati circondati dall'esercito, che poi ha fatto irruzione all'Oberoi, dove sono scoppiati violenti scontri a fuoco.
Tra le vittime degli attacchi c'è anche il capo dell'antiterrorismo indiano Hemant Karkare. Durante la notte e per tutta la mattinata si sono susseguiti gli scontri delle forze speciali e dell'esercito contro i terroristi, che sarebbero ancora asserragliati negli hotel con decine di ostaggi. In seguito ad alcune esplosioni, i piani superiori del Taj Mahal, secondo quanto raccontano i testimoni riusciti a fuggire, avrebbero preso fuoco. L'incendio è stato domato dopo circa due ore, ma la situazione è ancora confusa. Vi sarebbero ancora intermittenti scambi di fuoco tra polizia e terroristi. Questi ultimi terrebbero ancora in ostaggio qualche decina di persone nel Taj Mahal e nell'Oberoi.
Un mese fa gli attentati in Assam. Ultimamente l'India è stata scossa da attacchi terroristici senza precedenti.
Lo scorso 30 ottobre 80 persone sono morte e 470 sono rimaste ferite in una serie di attentati simultanei nello Stato nordorientale di Assam attribuiti al Movimento per la Jihad Islamica (Huji): la più potente organizzazione terroristica della regione sud-asiatica, legata ad Al Qaeda e ai servizi segreti deviati pachistani.
L'Huji, fondato nel 1984 dall'integralista waziro Qari Saifullah Akhtar, formatosi nella madrasa Binori di Karachi, ha le sue basi in Pakistan e in Bangladesh, e in India si appoggia a diversi movimenti armati locali, tra cui l'Ulfa in Assam e i Mujaheddin Indiani in tutto il resto del Paese. Probabilmente i Mujaheddin del Deccan non sono altro che una nuova sigla di questa mutevole galassia jihadista. Secondo quanto riferito dalla tv araba al Jazeera, il nome di Mujahidin Deccan altro non è che una copertura per dissimulare la provenienza degli attentatori, che sarebbero pachistani giunti a Mumbai via mare.
Una lunga scia di stragi jihadiste. L'Huji è ritenuto responsabile dei maggiori attentati avvenuti ultimamente in India e Pakistan: il 25 agosto 2007 ad Hyderabad, in Andra Pradesh (42 morti e 54 feriti), il 18 ottobre 2007 a Karachi (139 morti e 450 feriti), il 13 maggio a Jaipur, in Rajastan (63 morti e 216 feriti), il 26 luglio ad Ahmedabad, in Gujarat (56 morti e 200 feriti), il 13 settembre nella capitale Nuova Delhi (30 morti e 130 feriti) e il 20 settembre all'Hotel Marriott di Islamabad (56 morti e 266 feriti).
Non è la prima volta che Mumbai viene colpita dal terrorismo di matrice islamica. L'11 luglio 2006 oltre 180 persone morirono e centinaia rimasero ferite in una spaventosa serie di attentati esplosivi nelle principali stazioni della metropolitana cittadina. Allora le sigle terroristiche coinvolte erano diverse, ma sempre riconducib
ili all'Huji.
Enrico Piovesana
 
 

 













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