oc. Medica N.A.Di.R.
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Sarà poi vero che l'antica saggezza dei proverbi sopravvive alla polvere del tempo e passa indenne anche attraverso le più profonde trasformazioni sociali? Ad occhio e croce (altro modo di dire interessante) sembrerebbe di no, almeno in alcuni casi, come in quello del famosissimo motto latino Verba volant, scripta manent. Nonostante la logica formale di tale assunto sia ineccepibile, stringata e all'apparenza inattaccabile, anche tale ferrea certezza è inesorabilmente venuta meno, diluita nei meandri melmosi della cosiddetta scrittura digitale. Valeva finché scrivere costava sforzo e fatica, oltre a presupporre un senso di responsabilità civica che al giorno d'oggi stenta a trovar posto perfino tra gli antichi cimeli, valeva finché aveva un senso la parola data, la parola d'onore. Ma oggi, in un paese in cui le gabbane sono così colorate da non dover più nemmeno voltarle per restare in auge, perfino le parole son diventate una sorta di simulacro di convenzione sociale, una veste sdrucita da appendere al servo muto prima di coricarsi, una maschera tanto utile durante il giorno quanto insolita ed estranea sul far della notte. Anche le forme verbali han subito un'intelligente e per nulla casuale potatura, ed eliminando i casi obliqui del congiuntivo – strumento principe nella ricchezza del pensiero italico ( pensare senza i congiuntivi è un po' come giocare una partita a scacchi senza gli alfieri ) – si è ridotta, e di molto, la portata delle intuizioni più o meno formali che tanto hanno contribuito alla storia delle scienze umane. 