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"associazione a carattere socio-sanitario destinata alla cura e alla prevenzione dei Disturbi del Comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità), inquadrabili nei Disturbi di Relazione, attraverso un'azione diretta sul territorio nazionale con allargamento nel Sud del Mondo attraverso missioni di interscambio "

Un'onda di lacrime e disperazione ha sommerso il mondo
Un'onda di cognizione ha sommerso tutti noi
Luisa Barbieri
Nessuno si può sentire estraneo a ciò che è avvenuto nel sud est asiatico il 26 dicembre 2004. A parte la solita, mostruosa, insensibile, inumana trattazione dell'evento proposta dai media, a parte le innumerevoli speculazioni economico-politiche che già hanno preso avvio ………. ciò che ci rimane, ciò che non può non avere toccato anche il cuore più glaciale, è la disperazione .
La disperazione per le migliaia di morti, per i sopravissuti, per la conoscenza che, anche se non lo vogliamo, non può non avere fatto breccia nei nostri cuori!
L'inevitabile poteva essere evitato.
Ora tutti sanno come si sarebbe potuto contrastare il disastro.
Si pensa che propinare le storie personali di tanta gente (per lo più occidentale) utilizzando il metodo “Grande Fratello”, sbattere sul video le immagini della distruzione, i cadaveri ammucchiati …. mostrare il tempestivo intervento di tanti volonterosi aiuti umanitari, raccogliere milioni di dollari e di euro (senza poi saperli gestire), sia passare la notizia! Ma dove si nasconde l'informazione, quella vera, quella che riesce a superare il proficuo metodo mediatico, quella che non si vuole fare toccare dalle speculazioni ?
Nei primi giorni a seguire la catastrofe ci hanno proposto compulsivamente immagini, notizie, sfoghi personali, buonismo ……. poi cosa è successo ? Tutto risolto ? E' finita l'emergenza ?
I vari Vespa, Costanzo & Co. hanno trasformato i loro orrendi talk show in simulacri alla memoria, hanno cancellato ogni altra catastrofe, hanno incentrato la nostra attenzione su quella che è stata definita l'ecatombe del 21° secolo.
Siamo alle solite: una bella catastrofe umanitaria può creare mille occasioni! Occasioni atte a mascherare tutto ciò che, pur essendo altrettanto devastante, non fa comodo proporre perché inquinante i disegni dei “burattinai” dell'umanità. Occasioni per trarne profitti economici in nome della solidarietà. Occasioni per ricordarci quanto siamo piccoli, inesistenti, utilizzabili e riutilizzabili come rifiuti.
Io sono realmente disgustata dagli interventi di coloro (politici, giornalisti, sociologi, ecc.) che, invece, avrebbero dovuto almeno tentare di non utilizzare la trappola della “carambata”. Emozioni esposte e proposte in maniera nauseante in quanto palesemente manipolative.
Sono decisamente stanca di sentirmi trattata dal sistema mediatico come un'idiota assolutamente incapace di formulare un pensiero critico!
Non so se questa sensazione dissacrante il singolo individuo appartenga solo a me, sinceramente non credo …….. anzi, credo che tutti noi, poveri mortali, tutti noi, “burattini senza fili”, abbiamo veramente raggiunto il “troppo pieno”!
Perché non tentare di prendere le distanze dalle evidenti strumentalizzazioni ?
Perché non strappare i fili che pretendono di fare confluire i nostri pensieri in un unico canalone volto all'autodistruzione?
Lo Tsunami ha colpito fisicamente milioni di individui, ma non può essersi fermato “solo” lì, in quanto TUTTI siamo stati travolti con violenza dall'onda di cognizione e noi non possiamo più “respirare” senza pensare.
Pensare a tutti gli “Tsunami” che sommergono milioni di esseri umani in tutto il pianeta: guerra, fame, malattie, sfruttamento, manipolazione! Nessuno è al sicuro!
Ce la facciamo a fermare il nostro pensiero ? Ce la facciamo a tentare di guardare al di là del muro ? Ce la facciamo a dare un significato alle nostre vite, a noi stessi quali parti essenziali del processo in divenire del nostro mondo ?
La tragedia del 26 dicembre scorso DEVE trovare un significato dentro di noi, in altro modo amplifica infinitamente la sua entità catastrofica.
L'unico significato che io riesco a trovare è: apriamo gli occhi e il cuore sul mondo, il nostro mondo, sentiamocene parte!
La compassione è condivisione, non può fermarsi alla pietà.
Non possiamo permetterci il lusso di cadere preda della disperazione, ossia della perdita di ogni speranza. Dobbiamo trasformare la perdita in un'occasione di crescita, la sofferenza in uno stimolo volto verso la vita, diversamente coloro che sono rimasti vittime dell'onda anomala di Santo Stefano e di tutti gli “tsunami” che ogni giorno sommergono ¾ del pianeta rimarranno solo cadaveri senza nome, avranno perso il grande dono della vita per nulla. Questo è ciò che non possiamo permettere, perché è un atteggiamento contro il concetto di vita stesso.
Il nostro lutto non può essere solo pianto, deve e può prendere la via dell'elaborazione, della ricostruzione.
Una ricostruzione interiore che possa davvero avviare e sostenere quella fisica. Senza una reale presa di coscienza costantemente rinforzata dalla cognizione, non si riesce a ricostruire se non alberghi di lusso che risorgono accanto alle macerie. Quella macerie che non rappresentano i rifiuti di un disastro, ma che contengono l'essenza stessa della gente.
Cerchiamo di fare partire la ricostruzione qui e subito dentro di noi, ovunque ci troviamo, qualsiasi cosa stiamo facendo …… solo allora arriveremo anche là dove il mondo vacilla e non solo per via dei terremoti!
Ma ….. il mondo vacilla davvero solamente “laggiù” dove la civiltà tecnologica non ha ancora messo radici ? Non è forse vero che tutti gli uomini appartengono alla stessa tribù ?
Una ricostruzione che tragga le sue origini dal capovolgimento naturale che ha messo a nudo, agli occhi del mondo, gli alberghi lussuosi, avvolti dallo sfavillio delle “stelline” denotanti il lusso per il turista opulento e le povere capanne dei pescatori che del paradiso di cui noi usufruiamo in cambio di pochi denari, sono i legittimi proprietari.
L'onda anomala non ha fatto distinzione, tutto ha travolto, tutto ha devastato in onore all'uguaglianza che dovrebbe dominare il mondo. Quando il mare si è acquietato, però ………. l'imbarazzo del rapporto dominio/sfruttamento non ha lasciato dubbi: anche nella tragedia il mondo è spaccato in due!
Un dolore che ci è stato proposto con le sue due facce:
- turisti che dai loro salotti raccontano quell'avventura, quella tragedia, quella loro sfortuna, persino (e questo è il delirio) qualche lamentela per la vacanza rovinata e il ricovero in ambienti non proprio consoni al loro stato di ospiti (“ ci hanno portato in un albergo pieno di scarafaggi: che schifo! ”);
- indigeni privati di tutto, forse anche della possibilità di sopravvivere allo tsunami, coi loro visi spauriti ma comunque sempre aperti e solidali verso gli altri. Gente accomunata dal desiderio di spartirsi tutto ciò che rimane (“ noi non siamo turisti, siamo solo dei poveri pescatori ….. nessuno penserà a noi quindi , dobbiamo aiutarci tra di noi ”). Gente abituata alla miseria materiale, spossata ma fiduciosa, grata per la vita che è rimasta loro attaccata. Processioni per ricevere un poco di acqua potabile o di cibo che il ricco occidente ha procurato con tanta solerzia ………. Quanto sono buoni questi uomini bianchi!
Spettri che vagano tra macerie e cadaveri in putrefazione alla ricerca di qualcosa o qualcuno nel tentativo di ricostruire la loro stessa vita.
Si è parlato della più grande gara di solidarietà che mai il pianeta abbia offerto: finalmente i ricchi hanno visto i poveri!
….. Ma è proprio questa la verità ?
Non è che la presenza di occidentali tra le vittime abbia fatto una certa differenza ?
Non è che la meta delle nostre vacanze da paradiso trasformata in inferno abbia in qualche modo sollecitato l'entusiasmo solidaristico ?
Inoltre ………….come mai tante polemiche in riferimento alle fosse comuni ?
Come mai solo i cadaveri degli occidentali hanno il sacrosanto diritto di essere riconosciuti, degnamente sepolti e altrettanto degnamente pianti ?
Perché improvvisamente i cadaveri non erano responsabili della diffusione di epidemie ?
Questa ripetuta affermazione da parte di autorevoli rappresentanti di organizzazioni umanitarie mi ha profondamente disturbato, in quanto io credo che i primi soccorsi abbiano agito al meglio cercando di dare sepoltura (anche se in fosse comuni) a quei corpi che, decomponendosi, altro non potevano che avviare e/o aggravare la possibilità di infezioni a carattere epidemico.
Ma anche il rapporto con la morte, la malattia, il dolore sembra essere sottoposto a parametri differenti a seconda del luogo di nascita, chissà perché!
Tutto questo DEVE cambiare, deve rinascere la dignità dell'uomo rivolta all'uomo perché ci sono cose che dobbiamo vedere per credere, ma ce ne sono altre che per essere viste hanno bisogno prima di essere credute possibili!
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