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dopo 7 mesi portò all'occupazione della fabbrica, infatti nell'ottobre del 2001, quando gli operai molto coraggiosamente occuparono la fabbrica in risposta alla serrata per insolvenza di Zanon (poi condannata dalla magistratura), si ritrovarono in uno stabilimento semiabbandonato, con macchinari impolverati e alle spalle un passato industriale di primo piano (produceva un milione di metri quadri mensili) del quale non si vedeva più traccia. In quattro anni quei 250 sono riuscito a conservare il loro posto di lavoro (utilizzando solo il 15% della capacità produttiva), ma sono diventati 470. Hanno rimesso in funzione le macchine, portando la produzione a 320 mila metri quadri mensili. «Ora siamo al 30% della capacità produttiva», spiega Moya, aggiungendo con fierezza che il tasso d'infortuni sul lavoro è diminuito del 95%: «Prima si verificavano 300 incidenti e 14 morti all'anno; adesso soffriamo principalmente delle malattie respiratorie che abbiamo ereditato dalla gestione passata». Il salario medio (e d'ingresso) s'aggira attorno agli 800 pesos: circa cento in più rispetto alla media dell'industria argentina.
Anche il modo di lavorare è cambiato. «Forse – ammette Moya – è più difficile che in passato. Io lavoro alla Zanon da 9 anni e mi sono reso conto che la produzione collettiva si arena ogni volta che emergono gli individualismi. Però andiamo avanti, non indietro». La fabbrica è gestita da coordinatori: ce n'è uno per ogni segmento (produzione, amministrazione, cucina ecc.). Sono loro a stabilire i carichi di lavoro giorno per giorno. Le decisioni più importanti, come bilancio e assegnazione dei salari, vengono discusse in assemblea plenaria. Insomma una cooperativa orizzontale a tutti gli effetti.
La situazione non pare risultare particolarmente gradita al potere politico che sta cercando di eliminare questo tipo di esperienze in quanto a tutt'oggi in Argentina si contano circa 100 fabbriche che stanno seguendo l'esempio di lotta orientata alla salvaguardia del lavoro messa in atto da questi coraggiosi operai.
Si è aperta una campagna di solidarietà internazionale a sostegno della cooperativa Fasinpat e a questo scopo invitiamo tutti ad aderire con una firma affinché questi anni di lotta a salvaguardia del lavoro e della giustizia possano essere riconosciuti dal Governo Argentino e da tutta la Comunità Internazionale. 


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