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A PROPOSITO DI H…
A cura della Dott.ssa Angela Biavati
C'era una volta un tale Farinelli..
Talora, e speriamo non troppo spesso, può capitare a chiunque di noi di trovarsi di fronte a persone che non sono in grado di muoversi in uno spazio fisico, materiale, in casa, per strada, su e giù per la scala ecc., oppure ci possiamo trovare di fronte a persone che non sono capaci di muoversi in uno spazio psicologico, fra i loro sentimenti, fra i loro desideri, fra i loro bisogni. Sono entrambe situazioni di paralisi, l'una neuro e l'altra esistenziale. Il bello di tutto questo è che mente e corpo sono tutt'uno. Tutto questo come si può collegare con la necessità di ogni essere vivente in quanto tale di proiettarsi nel futuro? Ci si può trovare di fronte all'impossibilità di pro-creare, di pro-gettare? Insomma il proiettarsi nel tempo, oltre la morte, può essere paralizzato? Il muoversi nello spazio sia interno che esterno a se stessi, con le proprie potenzialità, è forse un delirio per alcuni di noi?
L'individuo, limitato dal suo essere definito nel tempo e sempre mosso da un'esigenza di immortalità, ha bisogno di sapere che qualcosa di lui resterà in esterno: la morte del corpo non deve rappresentare la fine di tutto: qualcosa deve andare oltre. Se la mancanza dell'uso delle proprie gambe, impedisce di andare avanti nello spazio, la ferita che ne deriva apre un'altra e più grave ferita che consiste nel sentire proibito il proiettarsi liberamente nel proprio futuro supposto o reale.
A questo punto è inevitabile, oltre che lenitivo dell'ansia che queste parole muovono, riflettere sul fatto che qualcosa, però, arricchisce l'uomo, rendendolo sempre più lontano dal suo predecessore animale: il possedere una vita interiore e la capacità di pensare, di provare sensazioni e sentimenti.
Pro-gettare e pro-creare hanno qualcosa in comune: procreare non significa solo generare dei figli, anche se la biologia è questo che ci dice, ma si avvicina al progettare, nel senso di entrambi includono il concetto di porre se stessi in un futuro sicuramente indefinito, ma altrettanto sicuramente certo, o così l'uomo si deve illudere che sarà…
A proposito di quanto si sta dicendo è curioso vedere come la storia più recente proprio nel nostro paese ci offra più dio un motivo di riflessione. Infatti, un film, che risale a pochi anni fa, può avvicinarsi ad un fenomeno che ha contraddistinto l'Italia tra il ‘600 e l'800: gli evirati cantori.
I castrati, per l'appunto, erano persone messe, per il volere degli altri, nella condizione di non potere procreare, in termini biologici, al fine di conservare una voce assolutamente sublime, l'unica in grado di levarsi fino a Dio.
 
 
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