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Il governo taglia "i ponti" con la scuola
di Stefano Corradin
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"Le classi ponte sono tese a dedicare più tempo all'insegnamento dell'italiano ”. Così Berlusconi rilancia il progetto, tanto caro alla Lega che, di fatto, separa i ragazzi italiani da quelli stranieri. “ Un'autentica discriminazione ” afferma Luigi Manconi ad Art.21. “ E sullo sfondo un desolante problema di smemoratezza storica. L'Italia è il Paese che conosciamo anche perché a metà del secolo scorso c'era un numero elevatissimo di bambini analfabeti o capaci solo di esprimersi in un dialetto chiuso e spesso indecifrabile che hanno potuto apprendere la lingua italiana attraverso una formazione comune e reciproca …”.

Silvio Berlusconi oggi ha rilanciato la proposta della Lega delle cosiddette “classi ponte” per gli alunni stranieri. E lo ha fatto durante la giornata dell'infanzia…
Trovo "strepitoso" il momento scelto. Solo un genio della comunicazione poteva decidere di inviare un messaggio così schiettamente discriminatorio durante la celebrazione di questa ricorrenza.

Il premier e il centro destra, con pochi distinguo, rivendicano la legittimità di questa iniziativa che non è a loro avviso discriminatoria ma che “è tesa ad dedicare più tempo all'insegnamento dell'italiano”
Assolutamente no. La ricerca condotta dalle 4 più importanti società linguistiche italiane ha fatto giustizia in modo inequivocabile della grossolanità dell'assunto teorico che, secondo i suoi sostenitori, motiverebbe questa scelta delle classi ponte. I massimi esperti italiani della materia hanno rivelato la sprovvedutezza, e mi auguro non dovuta alla malafede, di chi ha immaginato come soluzione al problema del ritardo linguistico dei bambini stranieri la loro segregazione in classi destinate esclusivamente agli stessi bambini stranieri…

Il problema quindi non esiste?
Certo che esiste. Ma la soluzione è opposta a quella a cui intende ricorrere il governo. La cosa da fare è trovare forme di integrazione che possano passare attraverso corsi speciali, momenti di formazione… Ma ad integrare le normali attività scolastiche condotte in classi dove siano presenti bambini sia italiani che stranieri! Ancora una volta sullo sfondo c'è un desolante problema di smemoratezza storica. L'Italia è il Paese che conosciamo anche perché, nelle classi della scuola elementare, negli anni '50 e anche prima, dalla Calabria al Veneto, c'era un numero elevatissimo di bambini analfabeti o capaci solo di esprimersi in un dialetto chiuso e spesso indecifrabile che hanno potuto apprendere la lingua italiana attraverso una formazione comune e reciproca. Un dato che non ha certo bisogno della consulenza dei principali glottologi.
E' l'esperienza viva di quattro generazioni di italiani.

Certo non si può dire che il centro sinistra alzi le barricate su un tema così cruciale dal punto di vista sociale e culturale.
Io penso che su questo tema così come su altri il Partito Democratico riveli una timidezza che sfiora la codardia perché considera questi temi impopolari. A rischio elettorale. Finisce pertanto con l'assumere o una posizione subalterna a quella della destra o il sostanziale silenzio. Su questi temi, che sono davvero minoritari e impopolari, la capacità di dare battaglia è anche la via perché il Pd possa assumere un'identità precisa fondata su valori forti. Nel breve periodo si possono rischiare i consensi ma poi ti consentono una fisionomia finalmente riconoscibile.
Anche l'informazione ha la sua parte di colpa? L'Agenzia Dire ha lanciato l'appello (che Articolo21 ha raccolto) affinché le testate italiane rimuovano il termine “clandestino” dal proprio vocabolario perché “discriminatorio”. 
A parte due agenzie di stampa benemerite come Dire o Redattore Sociale nessun altro ha raccolto l'invito a bandire il termine clandestino, parola che si ritrova quasi maggioritariamente nel linguaggio, e non solo della destra. Ad Anno Zero come e nei tg di Mediaset. Una parola non solo pesantemente discriminatoria ma anche totalmente inesatta dal momento che si definisce clandestino un immigrato irregolare responsabile solamente di un illecito amministrativo, quello rappresentato dalla violazione delle norme sull'ingresso e sulla presenza in Italia . Violazioni che nella stragrande maggioranza dei casi non rappresentano nemmeno un reato.
corradino@articolo21.info
 
 

 

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