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Giorgio Gaber - Le elezioni - Liberta' Obbligatoria... non so se essere contento o diffidare dei momenti nei quali mi riprende la fiducia ...Giorgio Gaber |
Destra_SinistraLa mia generazione ha perso... ma cos'è la destra ? cos'è la sinistra ?l'ideologia ... malgrado tutto, credo ancora che ci sia ... è la passione, l'ossessione della tua diversità che al momento dove è andata non si sa ... (Giorgio Gaber) |
La libertà di Giorgio Gaber, interpretata da Massimo Piras.« La libertà non è star sopra un albero,
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La Democrazia vista da Giorgio GaberDemocrazia: "forma di governo in cui la sovranità risiede nel popolo che la esercita per mezzo delle persone e degli organi che elegge a rapprsentarlo" |
La famiglia italiota
controcorrentesatirica.com
... vi presento la mia famiglia
non si tocca, non si imbroglia
è la più disgraziata d'Italia, ma ...
GIORGIO GABER
(tratto da Wikipedia) Giorgio Gaber al secolo Giorgio Gaberscik (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore , 1 gennaio 2003) è stato un cantautore , attore e commediografo italiano .
In realtà, qualsiasi definizione va stretta ad un personaggio simile, affettuosamente chiamato " il Signor G " dai suoi estimatori. È stato anche un chitarrista di vaglia, interprete della prima canzone rock in italiano (nell'anno 1958 , Ciao ti dirò ).
Molto apprezzate sono state anche le sue performance come autore ed attore teatrale; è stato iniziatore assieme a Sandro Luporini del 'genere' denominato teatro canzone .
A Giorgio Gaber è dedicato il rinnovato auditorium sotterraneo del Grattacielo Pirelli , a Milano.
Gli esordi
Figlio di una famiglia piccolo-borghese di origini istriane, Gaber iniziò a suonare a causa di un infortunio alla mano che imponeva un'attività costante e non pericolosa ai fini della rieducazione motoria . Considerato che lo stato generale di salute del bimbo non era tra i migliori e che il fratello maggiore Marcello suonava la chitarra, si pensò di avviarlo allo strumento. L'idea diede buoni risultati, sia sotto il profilo medico che sotto quello artistico, visto che a 14 anni Gaber viene scritturato per un veglione di capodanno, riscuotendo il primo cachet di 1.000 lire.
La sua carriera artistica inizia come chitarrista nel gruppo Ghigo e gli arrabbiati , band che si origina all'Hot Club di Milano; l'esordio del gruppo arriva al festival jazz di Milano nel 1954. Dopo due anni di serate, viene sostituito alla chitarra da Ricky Gianco , Gaber inizia un nuovo sodalizio con Enzo Jannacci .
Nel 1958 scrive insieme a Luigi Tenco la canzone "Ciao ti dirò", che verrà portata al successo da Adriano Celentano e che, incisa dallo stesso Gaber, gli frutterà la prima apparizione televisiva alla trasmissione Il Musichiere ; visto che sia Tenco che Gaber non erano ancora iscritti alla SIAE , richiesero il deposito della canzone Ciao ti dirò (ispirata a "Jailhouse Rock" di Elvis Presley), che risulta firmata da Giorgio Calabrese e Gian Piero Reverberi, anche se composta dai due. I due composero poi altri brani insieme sviluppando parallelamente anche una intensa amicizia.
Nel 1958 Gaber e Tenco parteciparono, insieme a Adriano Celentano , Enzo Jannacci , Paolo Tomelleri e Gianfranco Reverberi, ad una tournée in Germania dai molti risvolti curiosi.
Con Enzo Jannacci formò un duo, I due corsari , che debuttò alla fine del 1958 con due flexy-disc , Come facette mammata (un classico della canzone umoristica napoletana) e Non occupatemi il telefono , allegati alla rivista "Il musichiere" e proseguì l'anno successivo con altri 45 giri, incisi per la Dischi Ricordi; tutte queste canzoni sono state raccolte in un album pubblicato dalla Family , sottoetichetta della Ricordi, ed intitolato Giorgio Gaber - Enzo Jannacci (in nessuno dei 45 giri era invece riportato il loro nome), album pubblicato probabilmente nei primi anni sessanta (ma non è possibile stabilire una data certa perché non è stampata né nel vinile né sull'etichetta).
Dopo un sodalizio sentimentale-artistico con la cantante e attrice Maria Monti , nel 1965 Gaber sposa Ombretta Colli , allora studentessa di lingue orientali (cinese e russo) all' Università Statale di Milano .
Partecipò a quattro edizioni di Sanremo : nel 1961 con il brano "Benzina e cerini" (scritto tra gli altri da Enzo Jannacci ), nel 1964 presentò Così felice ; nel 1966 con uno dei suoi successi più grandi, Mai, mai, mai (Valentina) , e infine nel 1967 con ...E allora dai! . Inoltre si classificò al secondo posto al Festival di Napoli nel 1966 con il brano ' A Pizza .
Il Signor G
Gaber, entrato grazie alla conduzione di alcuni programmi televisivi Rai nelle case di tutta Italia, si impone come giovane cantautore dai testi intelligenti e garbati. L'azienda televisiva puntava su di lui per un pubblico giovane, appassionato di musica d'importazione statunitense. Ma, sul finire degli anni '60, Gaber comincia a maturare uno stile più aggressivo, impegnato e politico. La sua immagine di cantastorie garbato e mai sopra le corde, non lo soddisfa più. Nel 1969 lancia uno dei suoi successi più noti, "Com'è bella la città" , esempio di inserimento di tematiche sociali nella canzone .
Ma il disagio di Gaber è meglio espresso nella canzone che segna il passaggio dal primo al secondo Gaber: "Suona chitarra", dove rivendica il diritto di esprimere le problematiche dell'uomo senza dover per forza divertire e distrarre il pubblico con la sua chitarra. Nel 1970, al Piccolo teatro di Milano , si presenta con la prima felice edizione de " Il Signor G ", un recital che avrebbe portato in molte piazze italiane nelle numerose ripetute edizioni.
Questo è il momento di svolta nella sua carriera: Gaber rinuncia all'enorme successo televisivo e porta la " canzone a teatro " (creando il genere del teatro canzone ). In teatro, Gaber si sente più libero. I testi (quasi interamente scritti con il suo amico pittore Sandro Luporini) si caratterizzano per l'intelligenza dello sviluppo di molte tematiche sociali e politiche, spesso controcorrente. Gaber si fa più aggressivo e arrabbiato e in nome di un personalissimo spessore artistico, Gaber si scaglia contro le ipocrisie della destra e della sinistra italiana.
Nel 1974 gli viene consegnato il Premio Tenco nella prima edizione della rassegna musicale. Ha ricevuto anche la Targa Tenco nel 2001 per il brano La razza in estinzione e nel 2003 per l'album Io non mi sento italiano .
1970-1974
Il primo periodo del Teatro-canzone vede un Gaber in linea di massima entusiasta dei movimenti e delle istanze di rivoluzione che caratterizzano quegli anni.
Il primissimo approccio al palcoscenico, lo spettacolo Il signor G , sebbene non abbia contenuti esplicitamente politici, già annuncia i temi fondamentali che caratterizzeranno l'intero lavoro del cantattore: il bisogno di individuare una coscienza collettiva che soddisfi in pieno le istanze individuali, la critica ai luoghi comuni e agli aspetti più vergognosi e censurati di quegli anni ecc.
In Dialogo tra un impegnato e un non so , Gaber prosegue il proprio discorso, affrontando in maniera originale ed emozionante argomenti quali la disumanizzazione dell'individuo nel mondo capitalizzato ( L'ingranaggio, Il pelo ) e la presa di distanza da moralisti e intellettuali. In Far finta di essere sani , infine, nonostante si sottolinei una certa incapacità di far collimare i propri ideali con il vivere quotidiano, è il forte slancio utopistico, che ha il suo culmine nella bellissima Chiedo scusa se parlo di Maria a dominare la scena. È questo lo spettacolo che conclude il periodo più "ottimista" della discografia teatrale di Gaber. Da qui in avanti, infatti, il cantattore prenderà gradualmente le distanze da un movimento ormai incapace di aggregare gli individui se non cedendo al processo di massificazione.
1974-1982
È questo forse il periodo più controverso dell'intera produzione gaberiana. Da qui in avanti sarà difficile, per i movimenti di sinistra, quelli cioè che si erano fatti portavoce delle istanze rivoluzionarie di quegli anni, monopolizzare il personaggio Giorgio Gaber.
Anche per oggi non si vola è il primo spettacolo ad insinuare il dubbio che il bisogno di cambiamento avvertito in quegli anni si stia dissolvendo in una sorta di moda o di atteggiamento di comodo. Pezzi come Il coniglio, Angeleri Giuseppe, L'Analisi, La realtà è un uccello , smascherano con pungente ironia l'incapacità di proporre nel quotidiano dei veri e propri cambiamenti.
Libertà obbligatoria mette invece in maggiore rilievo il progressivo spegnersi ed allontanarsi del movimento nato dal 1968, attraverso canzoni indimenticabili come I reduci, Il delirio, Le elezioni e simpatici siparietti come Si può .
Polli d'allevamento è il recital della vera e propria svolta: in un vortice di critiche crescenti che hanno il loro culmine in La festa e Quando è moda è moda , le mezze misure vengono abbandonate per lasciare posto all'assoluto distacco da tutto ciò che è stato, come se si sentisse il bisogno di isolarsi da una società in caduta libera per recuperare frammenti di individualità, di vera rivoluzione. Tale spettacolo scatenerà una grande ondata di sdegno da parte di quelle aree del mondo politico che avevano sempre tentato di tenere sotto controllo l'uragano mediatico scatenato dal Teatro-canzone.
Anni affollati , forse il capolavoro di Giorgio Gaber, è un recital più coinciso e colto, ma non per questo meno tagliente. Già dal pezzo di apertura, Anni affollati , appunto, si riesce a percepire il distacco che ormai si è creato fra il fervore degli anni Settanta e l'attuale condizione sociale. Quasi tutti i monologhi prendono spunto da particolari estremamente divertenti ed irriverenti ( La masturbazione, L'anarchico ) per giungere a conclusioni terribili e disperate ( Il porcellino ). Ed infine, quando l'insostenibile peso dell'ipocrisia pare aver fatto traboccare il vaso, tutto l'astio verso le idiozie e le bassezze del mondo viene riversato nella spietata ed apocalittica invettiva di Io se fossi Dio , canzone in cui tutto viene rimesso in discussione, e nella quale Gaber trova addirittura il coraggio di insultare ancora una volta Aldo Moro , leader democristiano assassinato dalle Brigate Rosse nel 1978 .
Con Io se fossi Dio , Gaber si consacra definitivamente come libero pensatore, in lotta con qualsiasi parte politica. La canzone è uno sfogo che incarna alla perfezione i disagi di molti italiani, disillusi ma arrabbiati, ed esplica la sfiducia nei confronti dell'uomo che Gaber, sui modelli letterari di Celin e Leopardi, applica al teatro canzone. Questo gusto per le invettive intelligenti e dissacranti non lo abbandonerà più, consegnando al pubblico canzoni come "Io non mi sento italiano" o "Il potere dei più buoni".
Gli ultimi anni
Durante il suo fertile periodo di attività teatrale, rare sono state le volte in cui il signor G si è presentato sul piccolo schermo. Ricomparirà in televisione solo negli anni novanta , con un paio di partecipazioni a spettacoli di intrattenimento di massa (in una occasione eseguirà Pressione bassa e in un'altra Il dilemma , pezzi certamente non di facile ascolto, senza minimamente lasciarsi prendere dal gioco dell'autocitazione con annesso medley rievocativo), probabilmente come gesto di affetto e rispetto per il suo pubblico che non sempre era in condizione di seguirlo nelle sue performance teatrali. Infine, già segnato dalla malattia, comparirà nel 2001 in un programma di e con il vecchio amico Adriano Celentano , insieme ad Antonio Albanese , Dario Fo e lo stesso Celentano in una surreale partita a carte.
Da tempo malato, si spense nel giorno di Capodanno del 2003 nella sua casa di campagna a Montemagno , località in provincia di Lucca . Il corpo riposa nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano , come voluto dalla moglie Ombretta Colli .
Acuto osservatore del costume, autore mai banale e sempre originale, con una visione particolarmente orientata verso temi sociali, Gaber è stato capace di combinare l' ironia con la melodia : ha sempre subito reiterati (ma vani) tentativi di etichettatura politica, ma lo sguardo di Gaber sulla società, sul costume e sulla politica, ha sempre mostrato un profondo spirito critico, capace di colpire amaramente ogni ideologia.
La sua opera deve molto alla collaborazione con Sandro Luporini .
Discografia di Giorgio Gaber
Bibliografia
-
Elena Vicini , Gaber nella foresta , Venezia , Blow-up , 1975
-
Michele L. Straniero , Il signor Gaber , Milano , Gammalibri , 1979
-
Michele Serra , Giorgio Gaber. La canzone a teatro , Milano, Il saggiatore , 1982
-
Premio Armando Curcio per il Teatro 1989, Giorgio Gaber , Roma , Armando Curcio , 1990
-
Massimo Emanuelli , Il suo nome era Giorgio Gaber. Storia del Signor G , Milano, Greco & Greco , 2003
-
Carlo Carli , Giorgio Gaber e il Teatro canzone. Definizione del Teatro canzone ed atti parlamentari , Roma, ?, 2003
-
Francesco Cuccurullo , Il teatro di Giorgio Gaber , Foggia , Bastogi, 2003
-
Giandomenico Curi , Chiedo scusa se parlo di Gaber , Roma, Arcana , 2003
-
Micaela Bonavia (a cura di) , Giorgio Gaber. Frammenti di un discorso... , Milano, Selene edizioni, 2004
-
Giulio Casale , Se ci fosse un uomo. Gli anni affollati del signor Gaber , Roma, Arcana, 2006
-
Andrea Pedrinelli , Non fa male credere. La fede laica di Giorgio Gaber , Milano, Ancora, 2006
Io se fossi Dio
(e io potrei anche esserlo, sennò non vedo chi!)
Io se fossi Dio,
non mi farei fregare dai modi furbetti della gente:
non sarei mica un dilettante!
Sarei sempre presente.
Sarei davvero in ogni luogo a spiare
o, meglio ancora, a criticare, appunto...
cosa fa la gente.
Per esempio il piccolo borghese, com'è noioso!
Non commette mai peccati grossi!
Non è mai intensamente peccaminoso!
Del resto, poverino, è troppo misero e meschino
e pur sapendo che Dio è più esatto di una Sweda
lui pensa che l'errore piccolino non lo conti o non lo veda.
Per questo io se fossi Dio,
preferirei il secolo passato,
se fossi Dio rimpiangerei il furore antico,
dove si odiava, e poi si amava,
e si ammazzava il nemico!
Ma io non sono ancora nel regno dei cieli,
sono troppo invischiato nei vostri sfaceli .
Io se fossi Dio,
non sarei così coglione
a credere solo ai palpiti del cuore
o solo agli alambicchi della ragione .
Io se fossi Dio,
sarei sicuramente molto intero e molto distaccato
come dovreste essere voi!
Io se fossi Dio,
non sarei mica stato a risparmiare:
avrei fatto un uomo migliore.
Sì vabbe', lo ammetto
non mi è venuto tanto bene,
ed è per questo, per predicare il giusto,
che io ogni tanto mando giù qualcuno ,
ma poi alla gente piace interpretare
e fa ancora più casino !
Io se fossi Dio,
non avrei fatto gli errori di mio figlio
e sull'amore e sulla carità
mi sarei spiegato un po' meglio!
Infatti non è mica normale che un comune mortale
per le cazzate tipo compassione e fame in India,
c'ha tanto amore di riserva che neanche se lo sogna !
Che viene da dire:
Ma dopo come fa a essere così carogna?
Io se fossi Dio
non sarei ridotto come voi
e se lo fossi io certo morirei
per qualcosa di importante!
Purtroppo l'occasione di morire simpaticamente
non capita sempre
e anche l'avventuriero più spinto
muore dove gli può capitare
e neanche tanto convinto.
Io se fossi Dio
farei quello che voglio,
non sarei certo permissivo,
bastonerei mio figlio,
sarei severo e giusto,
stramaledirei gli inglesi come mi fu chiesto ,
e se potessi
anche gli africanisti e l'Asia e poi gli Americani e i Russi;
bastonerei la militanza come la misticanza
e prenderei a schiaffi
i volteriani , i ladri, gli stupidi e i bigotti:
perché Dio è violento!
E gli schiaffi di Dio
appiccicano al muro tutti!
Ma io non sono ancora nel regno dei cieli,
sono troppo invischiato nei vostri sfaceli...
Finora abbiamo scherzato,
ma va a finire che uno prima o poi ci piglia gusto
e con la scusa di Dio
tira fuori tutto quello che gli sembra giusto.
E a te ragazza che mi dici che non è vero
che il piccolo borghese è solo un po' coglione ,
che quell'uomo è proprio un delinquente, un mascalzone,
un porco in tutti i sensi, una canaglia
e che ha tentato pure di violentare sua figlia...
Io come Dio inventato, come Dio fittizio,
prendo coraggio e sparo il mio giudizio
e dico: Speriamo che a tuo padre
gli sparino nel culo cara figlia!
così per i giornali diventa un bravo padre di famiglia.
Io se fossi Dio,
maledirei davvero i giornalisti e specialmente... tutti.
Che certamente non son brave persone
e dove cogli, cogli sempre bene .
Compagni giornalisti, avete troppa sete
e non sapete approfittare delle libertà che avete:
avete ancora la libertà di pensare,
ma quello non lo fate
e in cambio pretendete la libertà di scrivere,
e di fotografare.
Immagini geniali e interessanti,
di presidenti solidali e di mamme piangenti .
E in questa Italia piena di sgomento
come siete coraggiosi, voi che vi buttate
senza tremare un momento!
Cannibali , necrofili , deamicisiani e astuti,
e si direbbe proprio compiaciuti!
Voi vi buttate sul disastro umano
col gusto della lacrima in primo piano!
Sì vabbe' , lo ammetto:
la scomparsa dei fogli e della stampa
sarebbe forse una follia...
ma io se fossi Dio
di fronte a tanta deficienza
non avrei certo la superstizione della democrazia !
Ma io non sono ancora del regno dei cieli,
sono troppo invischiato nei vostri sfaceli...
Io se fossi Dio
naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente:
nel regno dei cieli non vorrei ministri
e gente di partito tra le palle ,
perché la politica è schifosa e fa male alla pelle!
E tutti quelli che fanno questo gioco,
che poi è un gioco di forze, ributtante e contagioso
come la lebbra e il tifo...
E tutti quelli che fanno questo gioco
c'hanno certe facce che a vederle fanno schifo,
che siano untuosi democristiani
o grigi compagni del piccì .
Sono nati proprio brutti o, per lo meno, tutti
finiscono così.
Io se fossi Dio,
dall'alto del mio trono
vedrei che la politica è un mestiere come un altro
e vorrei dire, mi pare a Platone ,
che il politico è sempre meno filosofo
e sempre più coglione ;
è un uomo tutto tondo
che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo,
che scivola sulle parole
anche quando non sembra... o non lo vuole.
Compagno radicale,
la parola "compagno" non so chi te l'ha data ,
ma in fondo ti sta bene,
tanto ormai è squalificata .
Compagno radicale,
cavalcatore di ogni tigre , uomo furbino
ti muovi proprio bene in questo gran casino
e mentre da una parte si spara un po' a casaccio
e dall'altra si riempiono le galere
di gente che non c'entra un cazzo...
Compagno radicale,
tu occupati pure di diritti civili e di idiozia
che fa democrazia
e preparaci pure un altro referendum
questa volta per sapere
dov'è che i cani devono pisciare !
Compagni socialisti,
ma sì anche voi insinuanti, astuti e tondi!
Compagni socialisti,
con le vostre spensierate alleanze
di destra, di sinistra, di centro,
coi vostri uomini aggiornati,
nuovi di fuori e vecchi di dentro!...
Compagni socialisti fatevi avanti
che questo è l'anno del garofano rosso e dei soli nascenti !
Fatevi avanti col mito del progresso
e con la vostra schifosa ambiguità!
Ringraziate la dilagante imbecillità!
Ma io non sono ancora nel regno dei cieli,
sono troppo invischiato nei vostri sfaceli...
Io se fossi Dio,
non avrei proprio più pazienza,
inventerei di nuovo una morale
e farei suonare le trombe per il Giudizio universale!
Voi mi direte perché è così parziale
il mio personalissimo Giudizio universale:
perché non suonano le mie trombe
per gli attentati, i rapimenti, i giovani drogati
e per le bombe.
Perché non è comparsa ancora l'altra faccia della medaglia .
Io come Dio, non è che non ne ho voglia.
Io come Dio, non dico certo che siano ingiudicabili
o addirittura, come dice chi ha paura, gli innominabili!
Ma come uomo, come sono e fui,
ho parlato di noi, comuni mortali:
quegli altri non li capisco, mi spavento,
non mi sembrano uguali.
Di loro posso dire solamente
che dalle masse sono riusciti ad ottenere
lo stupido pietismo per il carabiniere .
Di loro posso dire solamente
che mi hanno tolto il gusto
di essere incazzato personalmente .
Io come uomo posso dire solo ciò che sento,
cioè solo l'immagine del grande smarrimento.
Però se fossi Dio
sarei anche invulnerabile e perfetto,
allora non avrei paura affatto,
così potrei gridare, e griderei senza ritegno che è una porcheria,
che i brigatisti militanti siano arrivati dritti alla pazzia !
Ecco la differenza che c'è tra noi e "gli innominabili":
di noi posso parlare perché so chi siamo
e forse facciamo più schifo che spavento.
Ma di fronte al terrorismo o a chi si uccide c'è solo lo sgomento.
Ma io se fossi Dio,
non mi farei fregare da questo sgomento
e nei confronti dei politici
sarei severo come all'inizio,
perché a Dio i martiri
non gli hanno fatto mai cambiar giudizio .
E se al mio Dio che ancora si accalora,
gli fa rabbia chi spara,
gli fa anche rabbia il fatto
che un politicante qualunque
se gli ha sparato un brigatista,
diventa l'unico statista !
Io se fossi Dio,
quel Dio di cui ho bisogno come di un miraggio,
c'avrei ancora il coraggio di continuare a dire
che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia Cristiana
è il responsabile maggiore di trent'anni di cancrena italiana .
Io se fossi Dio,
un Dio incosciente enormemente saggio,
avrei anche il coraggio di andare dritto in galera,
ma vorrei dire che Aldo Moro resta ancora
quella faccia che era !
Ma in fondo tutto questo è stupido perché, logicamente...
io se fossi Dio,
la terra la vedrei piuttosto da lontano
e forse non ce la farei ad accalorarmi in questo scontro quotidiano.
Io se fossi Dio,
non mi interesserei di odio o di vendetta e neanche di perdono
perché la lontananza è l'unica vendetta
è l'unico perdono!
E allora va a finire che se fossi Dio,
io mi ritirerei in campagna
come ho fatto io...www.scudit.net