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Guarda il filmato29° anniversario commemorativo della strage
del 2 Agosto 1980 alla stazione di Bologna
 
Riprese effetuate durante il 29° anniversario della strage del 2 Agosto 1980 alla stazione di Bologna in cui morirono 85 persone e 200 risultarono ferite.
Sono intervenuti:
Paolo Bolognesi - Presidente della Associazione Familiari e Vittime della Strage
Flavio Delbono - Sindaco di Bologna
Sandro Bondi - Ministro dei Beni e delle Attività Culturali
All'interno, lettura di un messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Visita il sito: www.stragi.it

 

Guarda il filmato2 agosto 2009:
29° commemorazione della strage alla stazione di Bologna
 
NADiRinforma: il Manifesto quest'anno enuncia:” la certezza della pena in questo Paese è riservata esclusivamente alle vittime e ai loro famigliari”
“29 anni fa, in questa stazione, fu perpetrato un orrendo crimine: una bomba collocata da terroristi fascisti causò 85 morti e 200 feriti... Anni di indagini e processi meticolosi hanno permesso di individuare, in parte, chi usò la violenza e la crudeltà, esseri umani che hanno concepito e voluto quella carneficina.
I loro nomi sono: Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, capi dei Nuclei Armati Rivoluzionari e il loro sodale Luigi Ciavardini. Poi vi sono coloro che hanno operato per nascondere la verità ed impedire ai magistrati che gli esecutori fossero scoperti, tutti distintisi nel tentativo di allontanare gli inquirenti dalla matrice dell'attentato; essi sono il Gran maestro della Loggia massonica P2 Licio Gelli, il faccendiere Francesco Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte al vertice del SISMI (Servizio Segreto Militare)... Da anni ormai assistiamo, alla vigilia di ogni anniversario, alla esplosione di enormi polveroni che ci ricordano quello creato dall'esplosione della bomba, polveroni che cercano di nascondere lo scempio politico e morale che sta dietro questa strage.” dice Paolo Bolognesi, Presidente dell'Assoc. tra i famigliari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. “Siamo stanchi di tornare il piazza il 2 agosto sempre nel dubbio, senza alcuna chiarezza circa i mandanti di stragi che hanno colpito il cuore del nostro Paese, chiediamo solo verità e giustizia” dicono i cittadini che, come ogni anno, accorrono numerosi alla commemorazione della strage che fece tremare la città 29 anni fa. Paura e commozione che ogni anno si rinnovano tra le fosche nubi del dubbio: incertezze che alimentano la paura, incertezze che continuano a farci respirare l'acre odore dell'esplosione, incertezze che non concedono pace nei cuori di chi ha vissuto quei momenti di tragedia e di chi vuole ancora credere di vivere in un Paese democratico.

 

2 Agosto 2009
COMUNICAZIONE LETTA DAL PRESIDENTE PAOLO BOLOGNESI A NOME DELL'ASSOCIAZIONE TRA I FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980

 

29 anni fa, in questa stazione, fu perpetrato un orrendo crimine: una bomba collocata da terroristi fascisti causò 85 morti e 200 feriti.
I presenti si trovarono immersi in un gran polverone che non permetteva di vedere nulla, poi abbassatasi la polvere, ai loro occhi, apparve, in tutta la sua gravità, lo scempio prodotto.
Solo la volontà  e l'abnegazione dei soccorritori limitarono la tragedia che, pure, fu tanto grave ed enorme. Fu grazie a loro, se molte vite umane furono salvate quel giorno.
Mentre la città  tutta si profondeva negli aiuti alle vittime, c'era chi, ai vertici della sicurezza, operava per nascondere prove o inventare piste che poi verranno a distanza di anni riproposte come nuove.
Anni di indagini e processi meticolosi hanno permesso di individuare, in parte, chi usò la violenza e la crudeltà, esseri umani che hanno concepito e voluto quella carneficina.
I loro nomi sono: Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, capi dei Nuclei Armati Rivoluzionari e il loro sodale Luigi Ciavardini
Poi vi sono coloro che hanno operato per nascondere la verità ed impedire ai magistrati che gli esecutori fossero scoperti, tutti distintisi nel tentativo di allontanare gli inquirenti dalla matrice dell'attentato; essi sono il Gran maestro della Loggia massonica P2 Licio Gelli, il faccendiere Francesco Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte al vertice del SISMI (Servizio Segreto Militare)
Da anni ormai assistiamo, alla vigilia di ogni anniversario, alla esplosione di enormi polveroni che ci ricordano quello creato dall'esplosione della bomba, polveroni che cercano di nascondere lo scempio politico e morale che sta dietro questa strage.
Già al momento delle indagini e nella fase processuale, i depistaggi, le coperture, le reticenze da parte di organi dello Stato , sono stati innumerevoli, causando ritardi che sicuramente hanno allontanato dalle loro responsabilità i mandanti e gli ispiratori politici in spregio alla completa verità.
Da molti anni a questa parte, anziché produrre riflessioni che possono portare a guardare oltre gli esecutori, si creano piste così dette alternative, senza costrutto che servono solo a fuorviare i meno informati confidando nella non conoscenza e sulla labile memoria, dato il lungo tempo trascorso. In prima fila ad alimentarli c' è il Presidente Emerito Senatore Cossiga che il 2 agosto del 1980 era Presidente del Consiglio.
Nell'ottobre dell'anno scorso, i magistrati che si occupano della strage hanno interrogato il Presidente Emerito Senatore Cossiga che subito ha abbandonato le sue certezze per derubricare il tutto a voci e sentito dire. E' veramente singolare che, chi ha ricoperto cariche così importanti, si abbassi a sostenere l'innocenza di criminali quali Mambro e Fioravanti sulla base di dicerie di corridoio. Anche questo va collocato nella categoria delle distrazioni e delle conseguenti perdite di tempo che purtroppo impediscono di guardare oltre gli esecutori.
Sappiamo che, all'epoca, tutti i direttori dei Servizi Segreti del nostro Paese avevano giurato fedeltà alla Loggia Massonica P2 e che gli stessi erano stati nominati dall'Onorevole Andreotti e dall'Onorevole Cossiga.
Si cerca di nascondere la verità che compare nelle carte processuali e cioè che la strage poteva essere evitata; già dal mese di maggio del 1980 si sapeva che nei primi giorni di agosto sarebbe avvenuto un attentato clamoroso. Il giudice Amato, il 23 giugno 1980, 10 giorni dopo la sua relazione davanti al CSM in cui denunciava la pericolosità dinamitarda del gruppo fascista dei NAR ( Nuclei Armati Rivoluzionari) fu barbaramente ucciso.
Gli organi di sicurezza, i Servizi Segreti tutti nelle mani della Loggia Massonica P2 , non solo non impedirono la strage , ma poi con false piste cercarono in tutti i modi di non far scoprire la pista fascista. Sappiamo che la Loggia Massonica P2 aveva un programma politico eversivo denominato “Piano di rinascita democratica”, abbiamo visto che questo piano è stato in gran parte attuato e molte leggi negli ultimi 15 anni sembrano trarre ispirazione da quel progetto.
Nel manifesto di quest'anno abbiamo scritto:
LA CERTEZZA DELLA PENA
IN QUESTO PAESE
E' RISERVATA ESCLUSIVAMENTE ALLE VITTIME
ED AI LORO FAMILIARI
Infatti, nessuno di coloro, che sono stati coinvolti a vario titolo per la strage di Bologna, è attualmente in carcere. Inoltre, il diffuso clima di buonismo e perdonismo nei confronti di assassini di vario colore politico contrasta sempre più con il buonsenso e con i comuni sentimenti di giustizia.
La Francia non ha concesso l'estradizione per la terrorista Petrella e così ha fatto anche il Brasile per il pluriomicida Cesare Battisti. In Italia, poi, il padre fondatore delle Brigate Rosse, Renato Curcio, ha avuto l'ardire di fare domanda all'INPS per ottenere, dallo Stato che voleva abbattere, la pensione. Se non avesse risvolti tragici, questa vicenda sarebbe ridicola e patetica. Non stupisce lo squallore morale di questi personaggi che sono sempre stati tanto disinvolti nel decidere della morte altrui, quanto attenti ai più piccoli e meschini vantaggi che possano riguardare la propria vita.
Quello che stupisce e indigna è invece l'impressionante lista di benefici che vengono concessi loro, una sfilza di trattamenti di favore che, nel caso degli esecutori materiali della strage di Bologna, è addirittura scandalosa e impensabile in un Paese civile.
La condanna di Luigi Ciavardini, quale 3° esecutore di quel massacro risale solo a due anni fa e già nel discorso del 2007 avevamo denunciato le manovre mediatiche tese a rassicurare il neofascista. Il messaggio era chiaro e noi lo avevamo reso noto già da questa piazza: “stai calmo, dichiarati innocente, non parlare dei retroscena della strage, fai come Mambro e Fioravanti e vedrai che, come loro, avrai davanti a te una brevissima carcerazione.” Detto fatto: l'equazione silenzio in cambio di libertà ha funzionato ancora una volta e già da questo anno Ciavardini è potuto uscire dal carcere con i benefici della semilibertà. Gli esecutori materiali dell'attentato sanno molte cose, lo ha ammesso lo stesso Fioravanti in un'intervista, ma non parlano e per questo vengono premiati, anche a dispetto della legalità.
La concessione della liberazione condizionale a Fioravanti cinque anni fa e pochi mesi fa la concessione del medesimo beneficio alla moglie, Francesca Mambro, non hanno i presupposti giuridici, sono decisioni che contrastano in modo plateale con l'ordinamento attuale. Contro questo scandalo, un grande movimento d'opinione ha costretto la Procura generale di Roma all'appello in Cassazione, ma la decisione è stata confermata: Francesca Mambro è oggi una libera cittadina, nonostante non abbia riconosciuto le sue colpe e non abbia chiesto perdono alle vittime dei suoi numerosi reati. Francesca Mambro e Valerio Fioravanti , colpevoli di strage, di 12 omicidi e innumerevoli altri reati , condannati a 6 ergastoli a testa e a più di 200 anni di carcere, sono riusciti a scontare solo due mesi per ogni morte causata. Oggi sono completamente liberi e domani potrebbero sedere in Parlamento. Questi due spietati assassini, rappresentano il simbolo dell'impunità dei terroristi in questo martoriato Paese.
Nonostante ciò , la trasmissione di Bruno Vespa , Porta a Porta, che qualche tempo fa si è occupata del tema della certezza della pena e delle scarcerazioni facili, non ha minimamente citato gli autori della strage di Bologna. Il motivo ormai lo hanno capito tutti: gli esecutori di quel vile attentato, godono di protezioni altissime, che è meglio non irritare.
Il tema della certezza della pena, che molti politicanti, all'indomani di ogni fatto di cronaca, sventolano come la soluzione di ogni problema, viene immediatamente accantonato quando in Parlamento, gli stessi politicanti, approvano leggi che tutelano, in tutti i modi, i criminali di ogni risma, non danno fondi sufficienti alle forze dell'ordine e alla magistratura.
Questa è  una vergogna, i cittadini vengono trattati come sudditi, il Paese non dovrebbe subire questi soprusi senza ribellarsi.
Vi sono poi persone come Giancarlo Calidori che, in modo spregiudicato, vantano presunte amicizie con uno degli uccisi nella strage alla stazione per dare maggior valore al loro ambiguo perdono ai terroristi Mambro e Fioravanti.
Meraviglia che passati Presidenti della Repubblica e presenti Presidenti della Camera si siano prestati al gioco senza verificare queste asserite amicizie, stupisce la superficialità di certi comportamenti nel nome di una sorta di pacificazione. Ribadiamo che, il peso della nostra pena che lascerà finalmente gli anni di piombo alla storia, sarà la completa verità sulle tragedie che hanno insanguinato il nostro Paese e che ne hanno ostacolato il percorso democratico. Su questi fatti deve esserci l'impegno vero per arrivare a colpire i mandanti e gli ispiratori politici delle stragi e del terrorismo, non vi possono essere scorciatoie ambigue che offendono i familiari delle vittime e disonorano le istituzioni.
In questo nostro Paese, dal dopoguerra ad oggi sono state eseguite 14 stragi; in nessuna si è arrivati ai mandanti e agli ispiratori politici;, delicate istituzioni dello Stato hanno operato in tutte , in modo attivo, per impedire ai giudici di giungere alla verità. La sensazione è che non si è arrivati a colpire i mandanti perché non si dovevano colpire.
Erano protetti!!!
E lo sono tuttora!!!
A questo proposito, sarà il regolamento per il segreto di Stato a misurare la volontà  di questo Parlamento per il raggiungimento della verità.
Occorre far si che, passati 30 anni dall'evento, tutti i documenti ad esso relativi ed i nominativi in esso contenuti, in possesso dei servizi segreti, della polizia e dei carabinieri, vengano catalogati e resi pubblici senza distinguere tra documenti d'archivio e quelli d'archivio corrente. Solo così il Parlamento potrà avviare una operazione di verità, altrimenti le complicità politiche nel proteggere chi ha armato la mano dei terroristi saranno palesi e tutti i cittadini potranno constatare quanta distanza ci sia tra ciò che viene affermato negli anniversari e quale sia la reale volontà di chi siede in quel consesso ove non ci dovrebbe essere posto per i complici dei terroristi.
La grande speranza costituita dalla dottrina della trasparenza dettata dal Presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama, anche nei confronti della CIA e degli altri servizi d'informazione americani, dovrebbe indurre il nostro Governo ad aprire senza infingimenti i nostri archivi e a chiedere collaborazione al Governo Americano sui rapporti fra CIA e servizi segreti in Italia negli anni che ci interessano.
Ancora oggi dobbiamo denunciare come, dopo 5 anni dalla sua approvazione, la legge 206/04 ( Nuove norme a favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice) non sia attuata in molte sue parti. Siamo al paradosso che, mentre Camera e Senato approvano all'unanimità ordini del giorno dettagliati in cui impegnano il Governo a completarne la sua attuazione, viene realizzato un vergognoso scaricabarile e la legge non viene attuata. Tutti gli espedienti sono buoni: vari funzionari accampano problemi procedurali, carenza nei sistemi per l' elaborazione dei dati, problematiche tecniche, nuovi quesiti a vari organi e dubbi a non finire sull'esecutività della legge. In questi giorni, il Governo ha chiesto un parere al Consiglio di Stato per l'esatta interpretazione della norma che prevede l'erogazione delle pensioni pari all'ultimo stipendio percepito per i feriti con un'invalidità pari o superiore all'80%, tutto ciò perché i dirigenti INPS si rifiutano di applicare tale norma. Questo atteggiamento inspiegabile ha determinato da parte dell'INPDAP(che aveva correttamente interpretato la norma) , la declassazione da definitiva a provvisoria della pensione già concessa dal 2006 ad un ferito invalido all'80%. Il tutto appare finalizzato a far sì che si perda tempo prezioso, disattendendo e interpretando restrittivamente le norme in essa contenute. L'anno scorso, il 23 luglio, abbiamo incontrato il Sottosegretario alla Presidenza On. Gianni Letta, gli abbiamo sottoposto l'elenco delle diverse problematiche irrisolte prospettando tutte le possibili soluzioni. Da allora, malgrado diversi incontri tecnici, nessun passo concreto in avanti è stato fatto e la richiesta di un incontro, con lo stesso Sottosegretario per un bilancio della situazione, viene sistematicamente ignorata. Recentemente abbiamo scritto al Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi chiedendo un suo intervento urgente, abbiamo ricevuto una risposta limitatamente alla sola definizione delle ricostituzioni delle pensioni senza una data certa. Questa indicazione è quanto INPS e INPDAP avrebbero dovuto fare da oltre due anni e nulla è stato detto dalla Presidenza del Consiglio sugli impegni assunti in Parlamento, riguardanti le soluzioni di tutte le numerose criticità evidenziate dalle Associazioni. È deprecabile che, questo Governo, come del resto quello che lo ha preceduto,in occasione degli anniversari, dichiari la propria disponibilità a risolvere le problematiche  in sospeso e dare immediata attuazione alla legge, ma se ne dimentichi sistematicamente il giorno dopo considerando carta straccia gli impegni solennemente assunti.
Questo comportamento, che si ripete da ben 5 anni, la dice lunga sulla sincerità delle dichiarazioni governative che vengono fatte alla vigilia e durante gli anniversari, di partecipazione autentica ed effettiva al dolore delle vittime, ignorando il pieno riconoscimento dei loro diritti. La verità è che le vittime del terrorismo sono un peso opprimente per questi politicanti che non vorrebbero controlli, ma solo apparire in televisione il giorno degli anniversari. Il comportamento è vergognoso e da parte nostra verrà stigmatizzato in tutte le occasioni possibili. Non si tratta di antipolitica, ma di un monito a chi è chiamato dai cittadini a dirigere il Paese, affinché non transiga dal tenere un comportamento consono al suo ruolo assumendosi tutte le responsabilità che gli competono, anche quella di far attuare le leggi.
Sono trascorsi 29 anni dalla strage alla stazione di Bologna, in questi anni abbiamo dovuto combattere depistaggi di ogni genere. I tentativi di delegittimarci sono stati innumerevoli senza trascurare gli attacchi personali; fino ad oggi abbiamo retto e siamo ancora qui a ricordare non solo la strage fascista del 1980, ma anche l'esempio delle tante persone perbene che hanno pagato, con la vita, la militanza democratica, come i giudici Emilio Alessandrini e Mario Amato, l'agente Emanuele Petri, il sindacalista Guido Rossa i professori Massimo D'Antona, Marco Biagi e tanti altri. Tutto ciò è stato permesso perché migliaia di persone in tutto il paese ci hanno sostenuto e hanno reso possibile che la nostra voce non rimanesse isolata. In questi anni abbiamo avuto al nostro fianco persone meravigliose che ci hanno aiutato, ciascuno con le proprie capacità e ci hanno permesso di superare momenti difficilissimi ed andare avanti nella nostra incessante battaglia per la verità e la giustizia.
Questa piazza che ogni anno si riempie di cittadini per stare al nostro fianco e ricordare con noi le 85 vittime ed i feriti, questa piazza che in tutti questi anni non ha mai cessato di sostenerci, è la testimonianza di una società civile che crede nella giustizia, nella democrazia e nello stato di diritto, pretende come noi che assassinii e violenze non debbano mai avere coperture e che giustizia e verità siano obblighi a cui nessun potere abbia il diritto di sottrarsi.
Grazie di essere con noi e di condividere questa giornata di riflessione e di ricordo.

N.A.Di.R. Partecipa alla 29° Commemorazione
della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980
foto di Giovanna Arrico

3 agosto 2009
Vorrei ringraziare il gruppo di N.A.Di.R. per la mattinata trascorsa ieri insieme, perché la rabbia si attutisce se condivisa... quella rabbia e quell'impotenza nel vedere nascoste le verità e impunite le colpe. Nello stesso tempo la forza nel chiedere giustizia si moltiplica, si fa ancor più sentire la voce di coloro che con il silenzio e non con i fischi rivendicano il diritto alla democrazia e alla verità che ci è dovuta.
buona settimana
Cinzia
buona settimana anche a te e grazie per la partecipazione. Sì, lo credo anch'io che la condivisione possa aiutare, anzi sia l'unico strumento valido per affrontare situazioni che ci sembrano impossibili. Anch'io penso che i fischi, così come ogni altra dimostrazione di intolleranza, possano solo nuocere al ben vivere e al perseguimento di una Comunità che sappia affrontare le ingiustizie e che comunque voglia porsi delle domande per crescere. La più parte delle persone crede che con la violenza, quale che sia la dimostrazione, e l'aggressività di possa risolvere ... no, io credo che sia sbagliato ... è solo con l'ascolto, la tolleranza e l''umiltà che forse possiamo avere qualche chances per crescere
Luisa
Ringrazio tutti voi per l' intensa mattinata di ieri e condivido appieno la posizione sui fischi, al di là del fatto che si possa condividere o meno ciò che qualcuno sostiene o afferma, i fischi e i cori da stadio non sono certo portatori di analisi o riflessioni ma lasciano il tempo che trovano oscurando una giornata che dovrebbe essere improntata al massimo della condivisione, in quanto è qui che la memoria è forza, quando è collettiva pur senza confondere vittime e carnefici attraverso revisionismi molto in voga... inoltre proprio a 29 anni di distanza uno dei carnefici torna libero, con una simmetria del caso davvero inquietante. In ogni caso dobbiamo portare avanti tutto questo, per fare memoria viva e non esercizi retorici e continuare a dar voce a tutti, contestando quando si presenta il caso nel merito e non a casaccio, grazie ancora e buona settimana
Angelo
...e alla fine qualche foto decente nonostante la stanchezza è riuscita a venire fuori...
un bacio...
e ancora grazie di tutto...di quell'amore che abbiamo capito di avere necessità e che tu con la tua pazienza ci stai regalando anche in queste piccole e grandi cose...
ci stai unendo nel diverso, nel comune, nell'importante, nello scherzare...ci fai stare insieme...e in quel momento tutto scompare...tutto viene visto con gli occhi più limpidi...più sereni...anche solo per una mezza giornata di manifestazione.
...giusto per dire che c'ero anche io...
per non dimenticare...
tre ragazzi diversi...uniti da uno stesso ideale...
che non ci siano più altre 2 agosto...
sono stanca e credo come me...tante persone che ogni giorno sentono il cambiamento possibile...accendono la speranza...e una bomba distrugge tutto...pensieri, sogni e vite umane...
Questa è la foto che entrambi sapete perché posso averla fatta...
l'unione...la condivisione anche nei momenti difficili, nonostante la differenza di età e le difficoltà di ogni giorno...fatta oggi...durante una manifestazione...è stata il mio sorriso più bello.
questa è l'ultima che c'era all'interno della nuova sala d'aspetto... (foto: Giovanna Arrico)
per non dimenticare...per continuare a sperare in un mondo diverso...migliore. Un abbraccio. Gio'
Ciao Luisa,
ti volevo ringraziare per l'opportunità di crescita che oggi mi hai dato e congratularmi nuovamente con te per il risultato e la passione con cui hai affrontato la manifestazione.
Ti confesso che sono stato colpito e dispiaciuto nel vederti stamattina cosi' agitata per il furto subito e tremolante per la "Missione" da svolgere, in preda alle tue paure di non ricordare la domande da rivolgere al ministro, come una scolaretta alla sua prima interrogazione. La naturalezza con la quale confessavi il tuo stato d'animo mi ha fatto capire come tutti noi siamo fragili e forti al tempo stesso ha consolidato la stima che ho di te come donna e come medico e ha rafforzato la mia persona indebolendo le mie ataviche insicurezze che si sono sviluppate e mi hanno accompagnato sin da bambino.
Prima fra tutte è la dimostrazione di forza interiore, di essere tutto di un pezzo, deciso e risoluto in ogni situazione. Io non sono così e oggi sono orgoglioso di non esserlo, dopo avere tanto penato e sofferto per averlo cercato invano.
Quella di oggi è iniezione di fiducia contestualmente al confrontarmi con uno stato sociale che ho quasi sempre ignorato. In passato mi allontanavo velocemente dalle situazioni che non condividevo o che non erano capaci di attirarmi, senza sforzarmi di capire e comprenderne le motivazioni, soprattutto se riguardavano politica e società.
Li sempre visti distanti dalla mia realtà, lontani come se appartenessero alla vita di un altro; oggi mi sono vergognato di essere bolognese quando la folla non ha permesso al ministro Bondi di parlare e ha tolto a me la possibilità di ascoltare anche quello che il rappresentante del nostro governo aveva da dire, indipendentemente dal fatto di essere d'accordo o no . Mi è sembrato il solito atto di boicottaggio di una sinistra incapace di fare politica, ma solo di attaccare e denigrare l'avversario,
non credo che ci sarebbe stata la medesima miope accoglienza se oggi al governo sedesse il PD, e per questo mi sento ancor mio rammaricato e deluso per avere disperso il mio voto ancora una volta per un partito ( il PD) che non mi rappresenta e che tradisce la mia fiducia con l'illusione che qualcosa possa cambiare. Non si può certo cambiare con la prevaricazione e gli insulti, almeno questo è ciò che credo.
un abbraccio
Pier Paolo

 

 
Strage di Bologna e Giuseppe Valerio Fioravanti libero: Giusva, l'ex terrorista di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari ed ex attore di Carosello e di un film con Edwige Fenech -, è libero nonostante la condanna a 8 ergastoli e al carcere per complessivi 134 anni e 8 mesi. In conclusione Giusva ha scontato in tutto 26 anni di reclusione compresi 5 di libertà vigilata, anche se sul suo fascicolo rimane scritto fine pena mai.
Eppure lui, Francesca Mambro e Ciavardini hanno sempre negato di essere stati gli esecutori materiali della strage di Bologna e si schiera a sostegno della loro innocenza Francesco Cossiga. Da SkyTg24 (video http://video.sky.it/videoportale/index.shtml?videoID=31677828001):

"Io credo all'innocenza di Fioravanti e Mambro".
Per Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica, i Nar non c'entrano con l'attentato alla stazione di Bologna, che fu invece la conseguenza di "una tragica fatalità". "Credo alla loro innocenza - dice Cossiga - anche perché quando sono stati arrestati hanno riconosciuto di aver compiuto altri delitti e non c'era motivo perché negassero questo. Per me l'opinione più probabile è che i palestinesi abbiano fatto scoppiare per disgrazia, cambiando treno, una valigia di esplosivo che trasportavano".
Fioravanti a Repubblica spiega le ragioni della sua innocenza, chiarisce che le zone d'ombra sono
ancora macroscopiche, che le indagini non si devono fermare e che per lo stato italiano, allora come oggi, è imbarazzante rivelare gli accordi con l'Olp. Riportiamo alcuni passaggi molto interessanti dell'intervista realizzata di Concetto Vecchio:
Se non siete stati voi dei Nar, chi ha messo la bomba?
"La pista palestinese implica almeno quattro diverse ipotesi, tra cui quella indicata da Cossiga - "un incidente" - o quella del terrorista Carlos, il cui braccio destro Thomas Kram era a Bologna la sera prima della strage. Sono tutte molto suggestive e nessuna è provata. Mi chiedo: perché non si procedette già allora? Risposta: era interesse del governo e dei servizi segreti tenere nascosti una serie di accordi sottobanco che erano stati raggiunti con alcuni dei principali terroristi internazionali. La cosa era estremamente imbarazzante, lo è tuttora, visto che non abbiamo una conferma ufficiale. Carlos in due interviste ha ammesso che l'esplosivo era il loro, ma che la strage fu "un incidente provocato" dagli israeliani o dagli americani per danneggiare gli ottimi rapporti che coltivava con i nostri 007. Questi filoni d'inchiesta non furono presi in considerazione dalla magistratura. Si preferì da subito improvvisare, da parte dei nostri servizi segreti, una pista neofascista".
Un anno fa il presidente Fini disse che su Bologna c'erano "molte zone d'ombra". Si aspetta "una sponda" da questo governo?
"No, non credo che il governo abbia interesse a farlo. Né la destra né la sinistra hanno intenzione a rivelare i termini di quel lontano accordo con l'Olp. Le aggiungo anche che sono freddo sull'amnistia: chi è stato in carcere ha già pagato, e la punizione è stata severa ma giusta, i latitanti avranno le loro prescrizioni, chi è stato in Francia ha vissuto bene".
La stoccata a Bolognesi:
Secondo Bolognesi, il rappresentante dei familiari delle vittime, è stato un errore concederle il beneficio della libertà condizionale.
"Vorrei che avesse più rispetto per le sentenze che non gli piacciono, e non applaudire solo quelle che fanno comodo a lui. Il nostro sistema prevede delle garanzie, e io, da uomo di destra, dopo tanti anni sono fuori grazie a una Costituzione scritta da persone che erano considerate dal regime dei terroristi. Garanzie che loro hanno votato, forti della loro esperienza
tratto da: Blogosfere
 
martedì, 04 agosto 2009
Strage di Bologna: la liberazione di Valerio Fioravanti
tratto da: http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

 
Dura lex, sed lex
di Carlo Federico Grosso
La liberazione di Valerio Fioravanti suscita, inevitabilmente, sconcerto. Condannato più volte all’ergastolo perché giudicato esecutore materiale della strage alla stazione di Bologna e per avere commesso altri numerosi omicidi politici, nonostante la pesante gravità dei reati dei quali è stato
riconosciuto colpevole è stato giudicato meritevole del beneficio della liberazione condizionale.
Eppure non ci si può stupire più di tanto. Il nostro codice penale prevede, infatti, che anche il condannato all’ergastolo può essere ammesso alla liberazione condizionale quando abbia scontato almeno ventisei anni di pena (che in realtà sono ancora meno, grazie all’abbuono di tre mesi per ogni anno di detenzione, stabilito per ogni condannato che abbia tenuto una buona condotta carceraria).
La liberazione condizionale non è, ovviamente, prevista senza condizioni: essa può essere concessa soltanto se il condannato ha tenuto un comportamento tale da fare ritenere sicuro il suo ravvedimento e soltanto se ha risarcito le vittime del reato, salvo che dimostri di trovarsi nell’impossibilità di adempiere alle obbligazioni civili. Evidentemente Fioravanti è stato giudicato dal Tribunale di sorveglianza ravveduto e, poiché non mi risulta che abbia risarcito, deve avere
dimostrato l’impossibilità di adempiere alle obbligazioni civili maturate.
Prendiamo atto. D'altronde la legislazione penale italiana prevede, all’art. 27 comma 3 della Costituzione, che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato; pertanto, se non fosse previsto che anche l’ergastolano ravveduto ha titolo per essere riammesso nel consorzio degli uomini liberi, la pena dell’ergastolo sarebbe, inevitabilmente, costituzionalmente illegittima.
Ciò detto, credo che sia comunque importante, nel caso di specie, procedere ad alcune precisazioni ulteriori.
Innanzitutto occorre sottolineare che la concessione della liberazione condizionale non ha nessun riflesso sulle condanne a suo tempo inflitte. Esse sono state pronunciate, sono diventate esecutive, in quanto tali hanno scolpito la «verità giudiziale». Per la giustizia italiana, ad oggi, Valerio Fioravanti, nonostante si sia dichiarato innocente, è pertanto, sempre, l’esecutore materiale, insieme a Francesca Mambro e a Luigi Ciavardini, della strage del 2 agosto 1980. E’ stato liberato, ma soltanto perché il suo comportamento carcerario, e le valutazioni sulla sua attuale personalità, hanno convinto un Tribunale che egli fosse soggetto ormai ravveduto, non perché la sua condotta sia stata valutata diversamente da allora.
In secondo luogo, occorre prendere atto che, con il trascorrere degli anni, sono emerse perplessità sulla colpevolezza dei tre (allora giovanissimi) neofascisti condannati come esecutori materiali della strage, e che tali perplessità, alimentate inizialmente soltanto dalla estrema destra (per ragioni evidenti di immagine e di interesse politico), si sono con il tempo rafforzate, fino a coinvolgere ambienti della stessa sinistra. Ciò non può tuttavia scalfire, occorre dirlo con forza, il peso e l’importanza di un processo condotto in un contesto molto difficile, intossicato da ripetuti tentativi di depistaggio, che è riuscito, comunque, a fare emergere qualche brandello di verità: i forti elementi indiziari a carico di alcuni imputati dell’esecuzione della strage, che legittimano a pieno titolo (allo stato) la loro condanna penale, e la prova dell’attività criminale dei servizi nella costruzione delle false piste sulle quali si è cercato di dirottare l’indagine penale.
Il processo di Bologna non è riuscito, è vero, ad individuare, a fianco degli esecutori materiali, i mandanti e gli organizzatori della strage. Il processo era partito con un numero elevato di imputati, nel capo di imputazione aveva individuato mandanti, istigatori e responsabili morali. Nei loro confronti non è stato tuttavia in grado di raccogliere prove o indizi sufficienti per una loro condanna. Capisco, peraltro, che i familiari delle vittime, e la città, nel Paese delle stragi impunite, pur chiedendo che tutti i veli vengano sollevati e che siano finalmente individuati mandanti ed organizzatori, difendano comunque le condanne ottenute, e ne rivendichino la legittimità contro chi vorrebbe cancellarle e, soprattutto, cancellare l’aggettivo «fascista» dalla lapide che, nella stazione, ricorda gli 85 morti del 1980.

 

 
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