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Cuba, Castro a Obama:
"Incontriamoci a Guantanamo e risolviamo i nostri problemi"
02/12/2008

Cuba, Raul Castyro propone la riapertura del dialogo a Barack Obama
Il presidente Raul Castro ha infatti inviato l'ennesimo messaggio di pacificazione agli Usa, questa volta rivolto, però, al democratico presidente eletto Barack Obama.
La proposta sembra essere più seria e studiata rispetto a quelle del passato e anche gli interlocutori sono decisamente diversi. "Dobbiamo incontrarci e iniziare a risolvere i nostri problemi" ha detto il presidente cubano Castro a un insolito intervistatore: il noto attore e regista Sean Penn che con il fratello minore del Lider Maximo ha fatto una lunga chiacchierata di circa sette ore da cui è scaturito un articolo apparso nelle web pages del settimanale "The Nation". E' la prima volta che Raul parla con uno statunitense da quando il fratello gli ha consegnato le chiavi del potere cubano.E sembra che castro sia stato chiarissimo: se Washington porrà fine al bloqueo l'Havana concederà alle compagnie petrolifere statunitensi la possibilità di esplorare le acque cubane alla ricerca di greggio.Luogo simbolo del possibile incontro la baia di Guantanamo, considerata al momento territorio neutrale.
"Bisogna vedere cosa succede negli Stati Uniti. Cuba da sempre ha chiesto l'apertura del dialogo agli Usa" dice Gianni Minà esperto di Latinoamerica e di Cuba in particolare. "Lo dico sempre quando mi si chiede cosa accadrà a Cuba. Me l'hanno chiesto nel 1989 dopo la caduta del comunismo e anche quando si ammalò Fidel un paio di anni fa. Io dico sempre: bisogna capire cosa accadrà negli Usa. La vita difficile di Cuba è stata condizionata da 50 anni di arroganza degli Stati Uniti nei confronti di una nazione che ha tutto il diritto di scegliere il modo migliore per farsi governare". Ma questa volta potrebbe essere quella buona. "E' la seconda volta in 50 anni che arriva questa possibilità. La prima volta fu Jimmy Carter alla fine degli anni '70. Carter era un sincero democratico. Aveva una morale spinta da un forte impulso religioso. Carter mandò alcuni funzionari governativi a Cuba per trattare un riavvicinamento diplomatico e la cosa sarebbe andata avanti con successo se il consigliere statunitense per la sicurezza dell'epoca non pose come paletto il ritiri cubano dall'Africa e persero tempo. Oltretutto Carter perse le elezioni con Ronald Reagan e quindi tutto si bloccò e non se ne fece più niente. Il primo passo lo ha sempre fatto Cuba. Bisogna vedere adesso quale sarà la risposta americana. Sono stati gli Usa a costringere Cuba a diventare una fortezza assediata".
"Se a Cuba non cambiano mentalità e la smettono con questa dittatura sarà difficile che le cose cambino. Castro prima deve concedere la libertà al popolo poi arriverà il resto. Io credo negli Usa e credo che loro sappiano cosa bisogna fare per combattere questa terribile dittatura che stritola la popolazione" racconta Elizardo Perez Delano fuggito da Cuba nei primi anni Ottanta. "Non credo che il presidente Obama possa fare molto per Cuba. Prima dovrà dire a Castro di cambiare e di andarsene lasciando la gestione delle cose ai giovani e alle persone democratiche. Voi non vi rendete conto di come sia difficile vivere tranquilli all'Havana avendo idee differenti da quelle del regime. E' impossibile. E mi dispiace che i gruppi amici di Cuba, in Italia ce ne sono molti, non capiscono una cosa: se loro sono contro Berlusconi possono andare in piazza a fare una manifestazione e dire ciò che pensano. A noi cubani è concesso manifestare. Poi vengono i dolori e non aggiungo altro. Mi dispiace solo che sull'isola ci siano anche persone che la pensano come me e che non hanno la possibilità di andarsene".
Alessandro Grandi
 
 
 
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