associazione medica a carattere socio-sanitario destinata alla cura e alla prevenzione
dei DISTURBI di RELAZIONE,
attraverso un programma clinico di reintegrazione
del soggetto portatore di disagio
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Korogocho Black & White (www.korogocho.org)
Korogocho Community (Italiano) (www.korogocho.org)
"Korogocho. Alla scuola dei poveri"
"Allora la terra intera, presa d'ammirazione, andò dietro alla bestia e gli uomini adorarono il drago perchè aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia ... L'adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita dell'agnello immolato" (dall'Apocalisse).
"Vedi" dice padre Alez -, la bestia è l'Impero, il Faraone, la potenza demoniaca che opprime e schiaccia i più deboli. I cristiani sono quelli che resistono alla Bestia, mentre gli altri si identificano con il sistema.
Purtroppo oggi la Chiesa in Italia si è berlusconizzata, e non ha più voce nel denunciare la Bestia. Ha perso la profezia. Non ci si deve meravigliare se oggi non ci sono più vocazioni.
Se i valori dominanti sono il denaro, il successo, l'edonismo, non ci possono essere preti. Perchè la missione del prete è quella di donare la vita".
 
L'autobiografia di Padre Zanotelli curata da Pier Maria Mazzola e Raffaello Zordan, un'autobiografia non voluta da padre Zanotelli che pur essendo stato il Direttore di Nigrizia ( 1978 - 87) si è sempre autodefinito "l'uomo della parola che non ama apparire, autocelebrarsi ... impegnato come è nella ricerca della Verità.
Verità dure, "scomode" per un sistema costruito sull'apparenza, un sistema che ha dimenticato l'uomo, un sistema che trova il fulcro del suo moto perpetuo nella competizione, nel potere economico a discapito dell'essenza della vita stessa.
Il libro nasce da un'intervista condotta da Mazzola e Zordan, rappresenta il frutto di una mediazione indispensabile per un uomo come Zanotelli che non sa ... non vuole sapere come mediare; la sua militanza, la sua forza, i suoi obiettivi volti alla ricerca del volto dell'uomo non gli possono permettere di fermarsi a "scriversi".
Oramai da anni seguo padre Zanotelli attraverso le sue lettere, i suoi articoli, isuoi interventi alle più disparate manifestazioni orientate a dare informazione ... quella vera. La sua capacità di raccontare la Verità senza paura, a muso duro ... superando le barriere imposte dai sistemi partitocratici, economici e religiosi, riesce ad esaltarmi e soprattutto a farmi credere ancora nella possibilità di un cambiamento orientato al recupero dell'uomo.
La sua capacità di vivere il Cristianesimo secondo i dettami del Vangelo, il recupero della figura di un Cristo costretto ad assumere le sembianze del sistema nel quale siamo ingabbiati, la povertà economica riscattata dalla ricchezza interiore, la forza della verità utilizzata a porta bandiera dell'idea del cambiamento, hanno avuto il potere di agire sul miop proclamato ateismo nato e sviluppato a seguito della forte delusione che un sistema cattolico malamente applicato ed interpretato ha inciso sul mio concetto di Cristianità.
Inutile a questo punto, forse, proclamare la forte stima ed ammirazione che provo nei confronti di questo uomo così determinato nel suo cammino verso la vita. Inutile e forse presuntuoso dire, ma perchè non azzardarsi? ... quanto io mi identifichi, nel contesto della mia professione medica soprattutto nell'ambito del rapporto con i miei Pazienti, ma anche con i miei colleghi ed il sistema sanitario a cui dovrei sottostare, con padre Zanotelli. La verità, il cambiamento, il credo in un mondo volto all'evoluzione del singolo e della specie, l'uso della terapia individuale allargata al sociale, il superamento della barriera economica quale deterrente alla proposizione dell'opera medica ... sono sempre stati i miei pilastri portanti sino a condurmi alla fondazione di un'associazione medica ... sono sempre stati i miei pilastri portanti sino a condurmi alla fondazione di un'associazione medica orientata a superare i disagi relazionali. Tale superamento non può prescindere dall'induzione di stimoli orientati ad acquisire la coscienza dell'altro, ad imparare la tolleranza, il perdono, la collaborazione ... a creare una cultura di pace.
Curare i disagi relazionali spesso determinati dal contesto sociale, significa cambiare il contesto sociale, attaccare il sistema che ci sta logorando ... significa avviare le coscienze verso la concezione di un nuovo mondo, un mondo più umano, più rispettoso e nello stesso tempo aprire un "conflitto" ideologico atto a mostrare anche ciò che il sistema nasconde accuratamente, fare missione secondo i dettami ideologici volti alla costruttività nel rispetto e nella tolleranza del singolo ... perchè questa è la missione.
"Fare missione vuol dire anche denuncia dei sistemi che creano ingiustizia ed oppressione, vuol dire ricerca di proposte alternative. E' fondamentale per me legare la mia esperienza di fede all'economia, alla politica, alla società, alla cultura, altrimenti non è fede, è semplicemente spiritualismo"
(Alex Zanotelli), io non posso parlare di fede, parlo di medicina ... ma anche la medicina è "fede" e non la si può distaccare dall'ambiente e dall'individuo, in altra maniera diventa sterile tecnicismo quindi risulta essere poco ingranabile alle necessità dell'uomo, soprattutto se quell'uomo sta soffrendo.
"la missione, se vuole essere missione, deve assumere (l'incarnarsi) come ha fatto Gesù la sofferenza della gente, deve essere volto dell'Abbà ... e pagare per questo ... "
 
"è nell'incontro con l'altro, quando tu gli doni la ricchezza che hai, che davvero nasce qualcosa di radicalmente nuovo, nasce la relazione, ... "
... Dov'è che sperimenti Dio, la trascendenza? dove incontri l'altro nella sua concretezza, cioè nel sewdersi dove la gente si siede. In quell'incontro tu dai qualcosa, ma ricevi molto di più. Ecco la novità"
 
Il libro rappresenta una testimonianza del pensiero e dell'agire di Zanotelli, in pensare ed un agire sorretti da una profonda fede religiosa che gli dà la forza di impegnarsi socialmente sul fronte della denuncia e della non violenza attiva.
Le sue provocazioni, le sue scelte di vita, le sue lotte contro l'ingiustizia sostenuta da una piccola èlite di potere a discapito di una grande massa di esseri umani utilizzati ... scorrono sotto i nostri occhi e si insinuano nei cuori con la forza che solo la Verità possiede.
E' un lungo viaggio orientato ad aprire gli occhi di chi legge, è un viaggio che parte da Korogocho (parola kikuyu che significa confusione) che è una delle 120 baraccopoli di Nairobi dove padre Zanotelli ha vissuto 12 anni e dove ha tentato di comprendere quel mondo così complesso fatto di miseria e allo stesso tempo di ricchezza e dove, come dice lui: " ... una cosa l'ho capita, che quello era il posto giusto dove essere.
Importante è esserci" ... " Ho sempre detto a tutti: guardate, può darsi che quello che facciamo a Korogocho abbia un senso oppure può darsi che sbagliamo tutto, ma non ha importanza. L'importante è avere camminato con loro, con i rifiuti del sistema, l'importante è che non li abbiamo abbandonati".
... "Poi leggevamo il Vangelo del giorno.
Anche il Vangelo diventa vita, qui. " A Korogocho non devi prendere un testo del Vangelo e tradurlo nell'oggi" diceva fratello Gianni. " Non c'è nessuna trasposizione da fare." Il testo letto lo sperimenti già nella vita reale. Condividevamo spontaneamente la nostra vita alla luce del Vangelo.
 
Da Korogocho Zanotelli ci porta agli scandali del nostro paese (traffico d'armi, cooperazione internazionale a danno dei paesi del Sud del Mondo), alle difficoltà incontrate nel suo difficile percorso vitale e professionale all'interno di Nigrizia, dal quale venne allontanato nel momento in cui quello che ai tempi era un Bollettino dei comboniani assunse le caratteristiche di una rivista che pubblicava articoli scomodi ... e che cominciava a destare scalpore nell'opinione pubblica; sino alle considerazioni sulla partecipazione del nostro paese, in barba alla sua Costituzione, alla "guerra al terrorismo" partendo dall'Afghanistan sino all'Iraq passando attraverso alcune espressioni della legislatura a tutt'oggi in vigore (vedi la legge Bossi - Fini sull'immigrazione) non propiamente coerenti con la cultura italiana ... e non solo, in quanto è una legge che
" mette tra parentesi la persona - quello che interessa è che l'immigrato lavori, non che esista come essere umano con una propria cultura o come cittadino - ...
L'immigrato deve essre una merce da utilizzare ... è legalmente riconosciuto fintanto che serve al capitale, poi può essere respinto al mittente. E se l'immigrato non esiste come soggetto di diritti, allora non esisterà neanche il rispetto per la sua cultura, per la sua esperienza religiosa ... E' chiaro che verrà ignorata anche la motivazione per cui tanta gente cerca una possibilità di vita qui da noi ( gli squilibri internazionali, la geopolitica delle guerre, i sempre più marcati divari tra straricchi e impoveriti)."
 
Squilibri e sperperazioni che stanno alla base del terrorismo e che il Nord del Mondo non vuole vedere e/o ammettere, in quanto ne è il principale responsabile
La posizione netta che padre Zanotelli prende a favore dell'interculturazione, ossia della possibilità per ogni chiesa locale di esprimere la fede in profonda assonanza con la propria cultura in contrapposizione al centralismo romano è andata a rinforzare il mio credo nella possibilità e nella azione fondamentale che noi tutti dobbiamo svolgere per favorire la crescita umana basata sullo scambio interculturale nel rispetto di ogni singola espressione. ”Sono convinto che l'umanità esiste solo al plurale” aveva affermato il vescovo Orano in un discorso a Marsiglia l'anno prima di morire. “Quando pretendiamo di possedere la verità e cediamo alla tentazione di parlare in nome dell'umanità, cadiamo nel totalitarismo e nell'esclusione. Io sono credente. Credo che c'è un Dio, ma non ho la pretesa di possederlo, né attraverso Gesù né attraverso i dogmi della mia fede. Dio non si possiede. Non si possiede la verità e io ho bisogno della verità degli altri.”
 
Del resto il Nord del Mondo tende a possedere ogni cosa … manipolando, inducendo violenza, fame e terrore senza fermarsi dinanzi all'evidenza: quando si ha fame sino a morirne, quando non si hanno alternative si cede alla violenza soprattutto se questa assume delle connotazioni di riscatto etico e religioso.
Ma quello che si ritiene essere il “popolo civile” del Nord come riesce a non comprendere un assioma di base così evidente?
  • Sfruttamento delle risorse e delle popolazioni
  • Affamamento
  • Sopravvivenza al limite, il più delle volte al di sotto della linea vitale
  • Manipolazione politico – religiosa
  • Reazione esasperata sostenuta dall'impotenza oggettiva delle popolazioni sottoposte allo sfruttamento
  • Risposta rigida e “virtuosa” in nome della proclamata “civiltà” del Nord … “stranamente” comprensibile con l'utilizzo e la perpetuazione della violenza, al di là della comprensione e a favore del sostegno delle fondamenta del sistema imperiale occidentale.
La non violenza nel nostro contesto sociale sembra confusa con la passività, sembra impensabile che l'èlite di potere possa considerare l'aspetto umanitario quale fattore determinante ed imprescindibile dal quale partire.
“Ci viene rimproverato che la non violenza è inefficace: senza la forza delle armi non sarebbero mai stati sradicati dittatori come Saddam e Milosevic. E' chiaro che se si aspetta l'ultimo momento non si può fare nulla. Come mai ci si preoccupa e si interviene quando siamo al limite? Dov'eravamo prima? In situazioni come queste la miglior cura è proprio la prevenzione. Cioè portare alla luce le condizioni di ingiustizia, di oppressione, di dittatura perché possano essere redente, possano trovare soluzioni, altrimenti la guerra è inevitabile. Ma come?”
… “non si può andare con l'idea di imporre la democrazia o i diritti umani.
Bisogna aiutare le comunità, che per molte regioni hanno sofferto e stanno soffrendo, a evolvere. Ma devono essere aiutate dall'interno, coadiuvate da interventi stile Onu, con azioni indipendenti e neutre, per favorire la crescita, dal di dentro, di un popolo”.
 
Sembra inconcepibile l'applicazione della non violenza attiva quale motore di cambiamento evolutivo, il problema è che la non violenza attiva non paga in termini di buisiness, oppure direi meglio: non paga secondo i criteri applicati al contesto sociale nel quale viviamo.
Un contesto sociale primitivo che si barrica dietro la tecnologia per mostrarsi evoluto, ma il concetto di evoluzione io faccio un po' fatica a collegarlo al tecnicismo, mi pare quasi di perpetuare ciò che ogni giorno combatto nell'ambito dei trattamenti terapeutici a cui sottopongo i miei Pazienti: l'apparenza che copre e denatura la sostanza procura disagio sino a debordare nella patologia conclamata!
In ogni modo non è il mio metodo adeguato per risolvere le problematiche che invece si prefigge virtualmente di affrontare, è la medicina sbagliata, non la riterrei nemmeno un placebo, è proprio una terapia scorretta.
Secondo me la terapia è la non violenza attiva che, in sintonia con quanto dice Zanotelli riferendosi a Gesù quale ideatore, punta sul “ rimettersi prima di tutto in piedi, rifiutando di essere schiacciati dal sistema, ritrovare la propria dignità, ritrovare sé stessi e, rifiutando la logica perversa della violenza, tentare tutte le strade per ottenere i propri diritti ”.
Per rimettersi in piedi bisogna sostenersi a vicenda, sull'onda della comprensione, del rispetto se non della condivisione, quindi c'è una bella differenza tra il pacifismo inteso quale atteggiamento passivo e la non violenza attiva.
Per unirsi e tentare la via del cambiamento occorre la forza della tolleranza e della conoscenza reciproca, ma chi non ha nemmeno il minimo sostentamento vitale ha paura, è diffidente e fatica a vivere l'unione … unico mezzo per acquisire la forza necessaria al cambiamento volto alla conquista della libertà.
La libertà fa paura ed è difficile da gestire (su questo punto rischierei di dilungarmi sulla difficoltà che i nostri Pazienti incontrano nell'imparare a vivere la libertà sorretta dal passaggio di conoscenze e dall'acquisizione della responsabilità del percorso terapeutico, abituati come sono a sottostare pazientemente ai dictat imposti dai tecnici medici e psicologi senza sentirsi e/o essere coinvolti nella loro stessa terapia, cosa che, a mio avviso, nemmeno un chirurgo che agisce sul Paziente in anestesia, dovrebbe fare per applicare la medicina), sembra esserci in tutti noi “ una forte tendenza alla schiavitù, perché abbiamo paura di ciò che c'è fuori, non sappiamo dove la libertà ci può portare ”, inoltre tendiamo a sottrarci alla responsabilizzazione individuale ovviandovi attraverso il demandare a tutti i costi … ma questa deresponsabilizzazione dove ci sta portando?
Io credo che sia giunta l'ora di guardarci gli uni con gli altri senza timore di essere attaccati ma nella convinzione di poterci aiutare pur conservando le differenze che devono caratterizzarci sia come individui che come contesti sociali; di prenderci per mano, di osservare ciò che ci appartiene (non in termini di possesso), di vedere/pretendere quel viraggio dell'uomo per l'uomo che solo può salvare il Pianeta e il genere umano.
Per unirci dobbiamo conoscerci e superare così le nostre paure, questo è il primo passo … informazione non manipolativa, conoscenza dell'altro e di sé, proiezione costruttiva verso un genere umano libero dall'ideale della schiavitù quale strumento di difesa e nel contempo di offesa.
Per unirci dobbiamo cercare di fare nostro il concetto di democrazia di base, anzi di diritto/dovere alla democrazia di base creando una società civile organizzata (come la chiama padre Zanotelli). “Proprio perché i partiti non fanno più politica, e in buona parte non la possono più fare perché sono i potentati economico-finanziari a prendere le grandi decisioni politiche. Toccherà alla società civile organizzata rilanciare la politica, riprendere i grandi temi, e fare pressione sui partiti perché li accolgano … La società civile organizzata deve avere degli obiettivi politici precisi. Le decisioni a livello alto non sono più prese dai governi, dai partiti, ma dal mondo economico. La politica fa da ancella. Bisogna che davvero i rappresentanti ritornino democraticamente a prendere decisioni politiche fondamentali, e che economia e finanza sottostiano a queste decisioni. E' soltanto dal basso che può venire una spinta ”. La società civile organizzata non fa gli interessi di nessun partito, porta avanti le proprie istanze politiche. Ma se i partiti devono starsene fuori, chi è che sta dentro alla società civile? La realtà di base, per cominciare, le associazioni, i gruppi, i gruppuscoli, ma a pari titolo anche le forze sindacali”
 
“il 15 febbraio (2003) quello che abbiamo visto – con la marcia di oltre cento milioni di persone in tutto il mondo, allo stesso tempo, su di un unico tema – è stata la nascita per la prima volta di una realtà nuova: la società civile organizzata … che sta crescendo ovunque, perché a Nord come a Sud sentiamo che c'è un tradimento in atto”.
Forse proprio questo conclamato tradimento sta agendo da rampa di lancio per tutti noi, per darci la forza di assumerci le responsabilità che lungi dal demandare ci porteranno alla conquista della libertà?!!
E' con questa speranza che invito alla lettura dell'autobiografia di un grande uomo dei nostri tempi, quale è Alex Zanotelli … chissà che tra pochissimo tempo non ci si possa ritrovare tutti uniti in un mondo migliore!!
Luisa Barbieri
Partenariato: l'ACCRI e i Padri Comboniani per il progetto “Bega kwa bega
L'area di intervento è la baraccopoli di Korogocho, che sorge sulla maggiore discarica di rifiuti di Nairobi, alla periferia della città. Qui vivono circa 150.000 persone di culture, religioni e lingue diverse. Nella baraccopoli acqua, luce, fognature sono ancora una speranza più che una realtà e non ci sono servizi socio-sanitari di base. La popolazione vive in condizioni di degrado, povertà in un clima di continua violenza ed insicurezza sociale. Le opportunità di lavoro sono scarse e spesso le entrate economiche delle famiglie non sono sufficienti a soddisfare le necessità di base. Molti ragazzi vivono in situazioni di grave disagio sociale e non hanno la possibilità di accedere all'istruzione di base.
segue sul sito www.accri.it >>>
 
 
 

Kenya

Campaign against forced Evictions in the informal Settlements in Nairobi
In the last few weeks, Nairobi informal settlements residents have experienced great threat to their short and long term stability, resultant from threats of demolition and eviction. Currently, there are notices from several government ministries to undertake large-scale demolition of structures that purportedly present a risk to the occupants of railway line operational corridors and households living near or under electric power lines and wayleaves or are in the way of planned bypass roads. .... segue >>>
Ongoing and Threatened Evictions .... segue >>>
Response of the Affected Communities, Civil Society, Faith, Based Groups and International Housing Groups ... segue >>>
 
Korogocho: The land and the people
http://www.begakwabega.com
Korogocho is the third largest slum area in Nairobi after Kibera and Mathare.
It is also one of the most densely populated and socially volatile slums in Kenya.
It is located in Kasarani Division on land that is partly government and partly private- owned in the proximity of a dumping site at Dandora. Part of the land was originally owned by one individual called Babadogo who later sold the plots to others.
The rest of the adjacent land originally belonged to the City Council but was later allocated to private individuals.
The structures in Korogocho are very congested. The slum has an average of 5-6 persons per room. This is very high compared to the Mathare slums with 4-5 persons per room of 6 square metres (average size). The estimated population of Korogocho in 1995 was 60000 and rose to 150000 in 1999.
Although generally regarded as a poor area, there appears to be a hierarchy. There are those who live in Korogocho because they have invested there. The own the butcheries, wholesale shops and bars. They actually live there to carry out business. The second level are those who live in Korogocho because life here is cheap.
Although this category of people cal live in other middle income areas, they prefer to live in Korogocho because of the lower cost of living it entails.
Forming the third category of Korogocho dwellers are the poorest of the poor. Most of them are people who have been evicted severally, moving from slum to another. Overall, however, it is estimated that most of the people who live in Korogocho are tenants.
Those who live in lower “leveled” estates like Grogan, still live under the constant threat though was done in 1994. In this incident, 89 households were displaced when the city council sought to expand the playground for one of their schools. The authorities in the area claimed that the affected residents had been given notice to vacate for the expansion of the school where the children of the “better off” in this area go.
This distinction is underscored by the fact that right accross the field from the school, there is yet another school – the informal school. This kind of schools currently provides access to education for over 2000 children of school going age in Korogocho. The pupils in these schools pay minimum school fees, have no school uniform, and are not burdened with maintenace costs.
This report is an effort to document the struggles and triumphs of the Korogocho dwellers, those who daily struggle to survive although spurned as the untouchable citizens of a “illegal city”
 
The reality of slums in Nairobi :
The 55 per cent of Nairobi's residents live in informal settlements  that cover only 5.5 per cent of the city's land and are considered the worst in Africa.
Here Urban service are practically non-existent. These consist of earth roads and pathways, rudimentary drains and communal water points and pit latrines shared by as many as 60 people.
Korogocho in one of this slums. Its situation can help us to understand che condition of the other slums.
The example of Korogocho:
The area of Korogocho is 1 Km long and e 1.5 Km wide. Approximately 150,000 people live closed into 11,150 slums made of mud and rusty iron plates. These structures are temporary and not in accordance with the minimum standards. Each of these ‘houses' has 5 or 6 rooms, with the ground made of soil - in the luckiest cases, of cement. In every room there is one family and each  person has a space of 20-25 square metres for his or her own housing needs.
The Government has provided the lighting in some streets but it usually does not work. A few services exist thanks to the activities managed and funded by some NGOs, missionaries or inhabitants themselves.
Violence is the main problem in the slums. Korogocho however has three particular features. The land, where it is built, is Government land –this is an unusual situation because land is indeed one of the claims of the slums. Furthermore, the inhabitants of Korogocho rent their shacks, while, in general, people own them. Recent surveys show that more than 65% of the residents pay the rent, 70% of them do not have any piece of land in their birthplace and 40% of the landlords do not live in Korogocho. This is a common situation among Nairobi's slums, where, as a matter of fact, 55% of the population (2 millions out of 4 millions residents) is forced to live in 1.5% of the capital's land.
This 1.5% of urban territory, where more than 2 millions of human beings are settled, does not belong  to the shanty-dwellers. Instead, it belongs to the Government, which, in order to raze everything, could evict people just with 48 hours notice.
Moreover, each basic social organization is forbidden and trying to solve the common problems is not allowed.
Korogocho is therefore a place of richness hold by few landlords, who live outside the slums and get into them just to collect the rents. This is the result of the loss of land, houses and villages. This is the weakeness of the identity characteristics and relationships, and the loss of the memory associated to a place.


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