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Giornalisti nella black list

Vi segnalo che a seguito dell'articolo pubblicato il 5 marzo 2008 sul Corriere della Sera, a firma di Magdi Allam, la sottoscritta ha dovuto passare una mattina alla Digos di Torino, interrogata sul proprio lavoro e competenze, e sulla "lettera a Napolitano" pubblicata su Infopal.it il 4 marzo - e ripresa dal giornalista sopracitato.

Ricordo che l'articolo di Allam, molto gridato e allarmistico, denunciò "minacce" al presidente della Repubblica (minacce, sostengono i nostri avvocati, assolutamente non presenti nella lettera, scritta e diffusa via email dal "Comitato ricordare la Nakba", e da me pubblicata), e compilò una sorta di "black list" con i nominativi della sottoscritta, in qualità di direttrice dell'agenzia stampa Infopal.it -, e di tutto il nostro Comitato di Consulenti (composto da docenti universitari, avvocati, giornalisti, ecc.).

Ora mi ritrovo "attenzionata" dalla Digos, con una qualche procedura investigativa in corso, senza aver commesso reato alcuno. Soltanto perché un giornalista ritiene la libertà di parola e di pensiero, in Italia, una violazione della legge. La sua.

Mi chiedo: può mai una persona scrivere ciò che le pare su un giornale, accusando gli altri, compilando liste di proscrizione (non è la prima volta che lo fa. Nel 2007 mise alla berlina circa 200 tra colleghi e accademici rei di non pensarla come lui), allertando i servizi, le digos, le procure e le istituzioni varie italiane?
Infopal è comparsa più volte nel suo sito e nei suoi articoli in qualità di organizzazione "terroristica" . Ma vi pare normale?
Ma non c'è modo di tutelarsi dalle pericolose fandonie di un collega che si arroga per sé ogni libertà, violando il diritto altrui, mentre, allo stesso tempo, nega agli altri la stessa libertà di cui egli si appropria?

Allam è uomo pericoloso, funzionale al clima di caccia alle streghe contro islamici, immigrati in genere, arabi.

I suoi scritti hanno causato gravi problemi a cittadini italiani e stranieri (alcuni sono stati espulsi ed estradati in Paesi dove viene praticata la tortura), e ne stanno creando anche a me, che mai ho violato leggi o regole, e ad altre persone.

Non accorgersi che questo tipo di giornalismo sta minacciando le fondamentali libertà civili italiane è un errore gravissimo. Significa che la Storia del secolo scorso, nella sua immane tragicità, nulla ci ha insegnato.

Gli scritti di Allam alimentano l'odio tra le comunità presenti in Italia e gli Italiani stessi. Fomentano la xenofobia, incoraggiano leggi-vergogna e istigano alla violenza. E sono, strumentalmente, "presi sul serio" da chi pianifica un clima di intolleranza funzionale a ben altro.

Possibile che non si veda dove stiamo finendo e che nessuno pensi di muoversi per prevenire nuove ondate di razzismo e di anti- qualcos'altro?

In ogni caso, mi rivolgerò a Reporters sans frontières, all'Europarlamento e ad altri organi internazionali per denunciare loro una situazione divenuta ormai insostenibile per molta gente onesta.

Vi saluto caramente, Angela Lano
27-06-2008 Torino

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